La squadra campione d’Italia è passata in poco più di sei mesi dalla gloria alla delusione per prestazioni deludenti, esoneri e inevitabili malumori.
Cosa sta succedendo agli Azzurri?

Era l’anno del Signore 2023, nel mese di maggio, immortalato dalla celebre canzone composta sui versi di una poesia di Salvatore Di Giacomo nel 1885.

La SSC Napoli, nella lontana città di Udine, si laurea Campione d’Italia per la terza volta nella sua storia, dopo una cavalcata trionfale scevra da macchie e intoppi.

Un sogno atteso ben 33 anni, diventato finalmente realtà e che ha scritto il nome della squadra nella leggenda del calcio.

Un sogno ben presto diventato quasi un incubo.
Nemmeno il tempo di terminare i meritati e fantasmagorici festeggiamenti che si sono visti gli addii di Spalletti e Giuntoli, la cessione di Kim, una campagna acquisti estiva giudicata deludente e l’arrivo, in mezzo a tanti nasi storti, di Rudy Garcia sulla panca azzurra.

Sembrerebbe una nefasta congiunzione astrale ma il Napoli oggi sembra essere il cugino “fesso” di quel collettivo meraviglioso e devastante.

Cos’è successo nei cinque mesi post scudetto?

Preparazione inadatta?
Giocatori poco motivati e, a detta delle voces populi, sazi e non più affamati di vittoria?
Presidente onnipotente, onnipresente, forse ingombrante e inopportuno che spesso scatena tempeste con barche alla deriva senza nemmeno la certezza di vedere un faro all’orizzonte?

Tutto può essere ormai, tutto viene fatto salire sul banco degli imputati pur di dare una spiegazione a questa prima parte di stagione caratterizzata da prestazioni deludenti, un gioco poco convincente, una media di gol subiti non certo invidiabile, un calo fisico e psicologico che si è visto nella sua interezza durante tante partite ufficiali (anche quelle relative al girone di Champions).

Come se non bastasse, è arrivata anche la cocente e umiliante eliminazione dalla Coppa Italia ad opera di uno spumeggiante Frosinone.

E tutto questo con un cambio allenatore già attuato. Sì, perché dopo la disfatta in casa contro l’Empoli, è tornato in panchina Walter Mazzarri, l’unico probabilmente capace di riportare la barca all’asciutto per un tempo ben preciso e non perdere di vista tutti gli obiettivi di stagione.

Fatto sta che però, a conti fatti, il toscano ad oggi, ha fatto addirittura peggio del francese, sebbene si intravedano tiepidissimi segnali di ripresa, specie nel morale dei giocatori nel rapporto tra questi e il mister.

Sotto l’aspetto tecnico, Mazzarri è vincolato in termini di modulo ma sta comunque cercando di adattare gli uomini al suo gioco questo si sa, un minimo di tempo lo richiede.

Purtroppo il calcio non aspetta e la stagione sembra già compromessa.

Il nuovo anno, escludendo gli ultimi impegni in programma contro Roma e Monza in campionato, si spera possa riportare in UP una squadra che, dicono, essere stata distrutta e smantellata dall’interno, nell’immediato post scudetto.

Era davvero solo Spalletti il collante di tutto?
Kim era il giocatore una spanna sopra tutti?
Era solo Giuntoli il re indiscusso dello scounting e della diplomazia?
Si può costruire un edificio in mesi e mesi di lavoro e nella metà del tempo buttarlo giù?
Il Napoli delle meraviglie è davvero durato solo una stagione?

Ai posteri (e al campo) l’ardua sentenza… speriamo non amarissima!

 

Simona Cannaò