E’ il 1988: Maradona è l’emblema del Napoli lanciato verso l’Olimpo, in Italia con uno scudetto vinto e in Europa con il sogno della Champions.

Proprio in quell’anno i partenopei reclutano come estremo difensore Giuliano Giuliani, romano di nascita cresciuto in quel di Arezzo anche per quanto riguarda il calcio, nella squadra cittadina; approdato in serie A nel 1980 con il Como per poi passare al Verona.

Di lui dicono sia un portiere non particolarmente spettacolare ma incisivo e decisivo, essenziale sia in rete che nelle uscite; un uomo di poche parole, affidabile, con la passione per la pittura tanto che si disegnerà spesso le magliette con le quali giocherà.

E infatti nella sua prima stagione in maglia azzurra, sostituto di Garella, il Napoli vince la tanto agognata Coppa Uefa e nella stagione successiva il secondo scudetto. Titoli vinti nei quali Giuliani si mette in mostra come portiere misurato, in grado di calcolare sempre i tempi di uscita giusti e la posizione migliore per la parata.

Osannato come l’intera squadra dai tifosi in delirio, Giuliani è tra i protagonisti del tentativo del Napoli di arrivare anche a vincere la Coppa dei Campioni; in realtà non arriverà a giocarla perché nell’estate del 1990 sarà sostituito dal portiere del Milan Giovanni Galli.

Giuliani terminerà la sua carriera tra i pali dell’ Udinese ma difendere la rete dai tiri avversari è ben poca cosa in confronto al dramma privato che si abbatte su di lui nel 1992.

Sembra un banale gossip quel titolone di un quotidiano che dice senza mezzi termini: “Giuliani ha l’Aids”, sembra una boutade di cattivo gusto; quasi  un’infondatezza su un atleta ancora in campo, su un uomo poco avvezzo a feste e vita notturna nonostante il Napoli dei party esagerati e degli stravizi ad oltranza.

Purtroppo un’infondatezza non è; morirà a 38 anni nel reparto malattie infettive dell’ospedale di Bologna, città nella quale si era ritirato, il 14 novembre del 1996, tre anni dopo l’addio al calcio.

La moglie Raffaella Del Rosario negli anni ha denunciato diverse volte l’indifferenza e la dimenticanza che il mondo del pallone ha riservato al marito, da ultimo durante la sua intervista rilasciata nei giorni scorsi a La Gazzetta dello Sport:

“Nessuno dei vecchi compagni di pallone si fece vivo, anche negli anni che seguirono. Nessuno ha avuto un pensiero per lui. Chiesi a Maradona e al presidente Ferlaino di organizzare una partita per ricordarlo, non risposero neppure…”.

Quasi che a difendere la porta di quel Napoli campione non ci fosse stato Giuliani ma qualcun’altro, non ben definito; quasi che per ricordare un calciatore la causa di morte sia decisiva per decretare se si tratta di un decesso di Serie A, dunque degno, o di Terza Categoria Dilettanti, tanto per rimanere in tema.

Giuliani è stato un campione che ha vinto in gruppo e in campo ma che è morto dimenticato negli spogliatoi.

 

Silvia Sanmory