Gerard Deulofeu, classe ’94, giocatore spagnolo, catalano, primatista di presenze (36) e di reti (17) della Nazionale spagnola Under-21.

Spesso dipinto negli anni scorsi come un giocatore troppo volto a specchiarsi in campo, con poco spirito di abnegazione ed intento a puntare tutto sulla propria tecnica, Deulofeu ha assunto con il tempo un comportamento ben diverso tra campo d’allenamento e partita.

Rimproverato dai propri allenatori prima, tra piccolezze come pantaloncini tenuti a vita esageratamente bassa o una più preoccupante collocazione in campo mai trovata, elogiato poi come grande lavoratore, fisico scolpito ed una mentalità maturata:

“Senza lavoro e sacrificio, non c’è ricompensa. E per diventare grandi, serve anche difendere”.

Se dalle parti della Masia sfornare talenti è ormai pura consuetudine, Deulofeu è uno dei tanti pezzi di un puzzle blaugrana che appare, di anno in anno, sempre più grande ed impossibile da completare.

Considerato vero e proprio prodigio sin da piccolo, ed entrato a far parte della cantera del Barcellona a soli 9 anni, il talento classe ’94 fu addirittura oggetto di una guerra tra brand sportivi.

Dopo l’esperienza in Inghilterra con l’Everton (2015-2017) in cui ha condiviso lo spogliatoio, il campo e mille partite alla Playstation con Romelu Lukaku, nel 2017 arriva al Milan in prestito dal Barcellona.

A Milano ci rimane una sola stagione, da gennaio a maggio 2017, piena di alti e bassi per tornare prima a Barcellona e poi in Premier League al Watford fino al 2020.

In una recente intervista ha dichiarato che:

“Ho avuto molte belle esperienze. Questa è la mia nona stagione in campionati di Prima divisione: alla mia età sono già tante. A me piace ascoltare e imparare di conseguenza. E quello che ho imparato è che nel calcio moderno devi essere preciso al millimetro. È ciò che faccio oggi. Dentro c’è tutto: allenamento, riposo, alimentazione”.

Gerard negli ultimi due anni è stato vittima di infortuni abbastanza seri che lo hanno tenuto fuori dal calcio giocato per molto tempo.

A proposito degli infortuni ha dichiarato che ha sicuramente perso un anno e mezzo, forse due di carriera.

Prima una frattura al piede, poi la rottura del legamento crociato di un ginocchio, infine un’infiammazione allo stesso ginocchio. Tutto tra il 2018 e quest’anno, da marzo a marzo.

La sua caparbietà, maturità ritrovata e professionalità lo hanno fatto arrivare all’Udinese dove, rimesso in sesto, sta disputando forse uno dei più bei campionati da lui giocati.

Inizialmente Gerard è stato dai più definito come discontinuo per la giovane età e per la poca esperienza maturata. Aveva giocato in un solo club, il Barcellona. Trasferirsi in Inghilterra e in Italia gli è servito per crescere e conoscere un altro calcio, nuovi spogliatoi. Diventando così più maturo, imparando cosa fare in campo e fuori dal campo.

Dieci anni fa era un ragazzo venuto su con prepotenza. Appena diciassettenne aveva già esordito in Liga e in Champions. E lo si sa che quando si è tanto giovane e tutto arriva subito, non è facile. Sempre sulla prima pagina dei giornali, tutti ti stanno addosso e in quel frangente è mancata la maturità di adesso.

Se avessi avuto allora la testa di oggi, la mia carriera sarebbe stata molto diversa”.

Gioca principalmente come attaccante esterno sinistro ma può agire anche sulla fascia opposta. Dotato di buona tecnica e molto abile nel dribbling. Giocatore estremamente rapido, cerca spesso l’uno contro uno e risulta proficuo anche in fase realizzativa.

Sull’ allenatore Gotti ha dichiarato che gli lascia molta libertà in attacco e gli chiede di coprire un po’ sul regista avversario. Lo vuole vicino alla porta per provare a far gol. “È ciò che serve alla squadra, anche se io non sono una punta; sono uno che sta vicino a una punta e che crea calcio. E adesso che giochiamo con un vero centravanti, Beto, per me è molto più facile”.

Via De Paul ci si aspettava da Deulofeu un passo in avanti in campo, come leader tecnico, e nello spogliatoio, per aiutare i più giovani. E sembra che sia quello che Gerard stia provando a fare, consapevole dell’importanza della numero 10 che adesso indossa.

“Sì, voglio che i compagni riconoscano in me un leader, innanzi tutto per l’impegno che metto nel lavoro. Tra gol e assist Il gol è più divertente. L’assist va bene, ma preferisco segnare. Non la pensavo così, ma ho imparato che il gol è il calcio. Quello che mi renderà grande è il gol, di assist ne ho già fatti tanti.”

Ilaria Ianni’