Napoli, si può parlare di effetto Mazzarri?

Dieci anni dopo, Walter Mazzarri torna a sedersi sulla panchina del Napoli. Il tecnico toscano, che aveva guidato i partenopei alla conquista della Coppa Italia nel 2012 e al secondo posto in campionato nel 2013, è stato scelto da Aurelio De Laurentiis per sostituire Rudi Garcia.  

Un ritorno inaspettato, ma anche emozionante, per il mister che ha lasciato un segno indelebile nella storia del club azzurro. 

Fin dalle ore precedenti all’annuncio del club sul sito ufficiale prima, e sui profili social dopo, aveva scatenato l’euforia dei tifosi partenopei. Fiume in piena di post, video e resoconti di vecchie partite che avevano infiammato i primi 5 anni di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli: dal 2009 al 2013. 

Anche in quell’occasione, Mazzarri arrivò per sostituire Roberto Donadoni, esonerato dopo aver iniziato il campionato con 7 punti in 7 partite. 

Quello che è accaduto nelle ore successive è stato un insieme di nostalgia, fiducia e pathos. Lo stesso Pathos che il suo ritorno riporta: capacità di suscitare un’intensa emozione e una totale partecipazione sul piano estetico o affettivo. 

Di certo non può bastare questo nel mondo del calcio, ma partire con una marcia in più nel rapporto non guasta affatto. 

E nelle sue primissime uscite, il Mazzarri 2.0, ha certamente ridato speranza alla tifoseria partenopea. 

La prima partita è stata contro l’Atalanta, una squadra ostica e in forma. Il Napoli ha saputo reagire alle difficoltà e ha conquistato una vittoria per 2-1, grazie ai gol di Kvaratskhelia e Elmas, che hanno risposto al momentaneo pareggio di Lookman. 

La squadra ha mostrato carattere, personalità e qualità, mettendo in campo il gioco verticale e aggressivo che piace a Mazzarri. Il tecnico ha elogiato i suoi giocatori, sottolineando che hanno interpretato bene le sue richieste e che hanno ancora margini di miglioramento. 

E poi come seconda partita, una semplicissima sfida contro i blancos dell’ex Ancelotti. 

Nel post-partita, persa 4-2, ha parlato così il tecnico del Napoli: 

Prima di prendere il 3-2 avevamo creato 2-3 presupposti per poterla vincere e andare in vantaggio. Sono contento della prova in generale. Sapevamo che il Real Madrid in ripartenza è micidiale. Quando sei in vantaggio è normale che tenti il tutto per tutto e concedi qualcosa in più, sul 2-2 si poteva stare più attenti e non farli ripartire. Stavamo giocando veramente bene, avevo la sensazione che potessimo andare in vantaggio”. 

Nonostante i 38 di febbre ha elogiato i suoi giocatori, aggiungendo:  

“Ho trovato un gruppo eccezionale, unito, che ha voglia di allenarsi e stare insieme. Penso che qui si possa fare davvero bene perché quando ci sono anche i valori umani si può fare bene”. 

Mazzarri ha fatto tutto ciò che era possibile da fare e lecito da aspettarsi.

Difesa dimezzata dall’infortunio di Mario Rui prima, e di Oliveira dopo, con metà squadra di titolari sparsi in giro per l’Europa durante i suoi primi giorni d’allenamento, davvero non si può fare di più. 

Tuttavia, il Napoli ha ritrovato quel carattere, spirito di sacrificio e intesa che lo contraddistingueva nel primo tempo del match. Poi, viste numerose ragioni si è dovuto arrendere, anche grazie a quell’inesperienza più che lecita, di fronte ad una delle squadre più forti d’Europa. 

Il nuovo cambio di rotta si era ben intuito dalle sue prima parole nella prima conferenza stampo. Aveva esordito con un: “Sono emozionato, giuro. Dopo 23 anni di carriera mi avete fatto emozionare di nuovo” 

Aveva poi commentano il lavoro di Luciano Spalletti:  

“Quello fatto con Spalletti è stato un capolavoro, mi emozionava a vederlo, è stato un qualcosa di bello per tutti gli italiani, un bellissimo calcio, grande organizzazione, un piacere. Quando vedi una squadra così, dopo 23 anni in panchina, speri di allenarla e ringrazio il presidente che mi ha chiamato e penso di allenarli almeno fino a fine anno”. 

Il suo Napoli 2.0 sarà sicuramente un giocattolo in costruzione, partita dopo partita, pensando agli obiettivi: “Quando subentri non puoi pensare agli obiettivi, pensi alla morte alla partita seguente, migliorare la squadra, creare entusiasmo, lottare nei 90 minuti e poi tirare le somme, io la penso così. Pensiamo a risolvere i problemi nella squadra, conta questo, la prima verifica è domani, una partita difficile per il tipo di calcio che fa che non è facile per nessuno. Sono fisici e ti aggrediscono, è una raccolta dati e poi sarò più preciso. Io la vedevo in tv, se non alleni le squadre non hai la percezione del singolo giocatore e del ruolo”. 

Per poter andare avanti il Napoli deve ritrovare l’efficienza fisica, approfittare dei punti forti e prevenire le posizioni di marcatura degli avversari, come è emerso anche nella sfida contro l’Inter (sua ex ). 

Contro i nerazzurri il suo Napoli ha disputato una buona gara, ha messo in pratica il piano tattico del tecnico, ha fatto un paziente possesso provando a insaccare ma si è scontrato contro un avversario cinico che ha contenuto per poi colpire al momento opportuno.

La prossima gara sarà una prova importante contro la rivale di sempre, la Juve: sarà l’occasione giusta per capire se sta funzionando l’effetto Mazzarri.

 

Rosaria Picale