Dries Mertens, numero 14, 6a stagione  in azzurro

Al Napoli dalla stagione 2013/2014, è entrato nel cuore della gente che lo vede come un figlio, un fratello, un amico. Una persona sempre solare e giocherellona. Simpatico, estroverso sempre pronto ad un sorriso, ha scelto Napoli e Napoli ha scelto lui.

 

Mertens
Getty

Il legame con la città

Accade di spaventarsi per le voci che lo vedono già lontano da Napoli e di rassicurarsi dopo le sue parole, o quelle del padre:

“Non penso che la Cina sia un’opzione per lui. Ha un contratto fino al 2020, fino a quel momento ha intenzione di restare. Ha tanti amici in città ed è innamorato di Napoli. Non può fare a meno del caffè del  magazziniere Starace“.

Tifare per la squadra di questa città non è una cosa cosa normale, paragonabile ad un hobby; è proprio una passione che tiene le menti e i cuori impegnati tutta la settimana. E in questi sei meravigliosi anni, di crescita e maturità, anche Dries Mertens lo ha capito, o forse è meglio dire Ciro Mertens.

Gli piace il cibo, il caffè – soprattutto se preparato dal mitico Starace, dello staff azzurro -, passeggiare per il centro storico, trascorrere serate fuori con i compagni di squadra o amici conosciuti a Napoli.

Si può dire che l’essere napoletano ce l’ha nell’anima: ormai Dries Mertens dal Belgio è un lontano ricordo, se non per le occasioni delle Nazionali, ma ora è Ciro Mertens di Napoli. Sempre più legato a questa terra, ne vive a pieno i colori e le sfumature uniche di un popolo ricco di umanità e generosità.

Il folletto azzurro (altro nomignolo) respira ogni giorno a pieni polmoni l’atmosfera partenopea fra i vicoli della città, e il calore della gente. A testimoniare la sua acquisita napoletanità sono i vari scherzi con cui si diverte: ci fu quella volta nella storica pizzeria della Sanità, in cui interruppe un video – fatto dal proprietario –  gridando “Munnezz” (tipica e poco erudita espressione di Napoli)… Un’ulteriore conferma di come Mertens si sia ormai completamente «napoletanizzato» a tutti gli effetti, imparando tutte le sfaccettature della lingua napoletana.  Gli scherzi non verbali con i compagni in allenamento, nelle esultanze (come il prendere il naso  Milik) o “infastidire” gli avversari (vedi la palpatina nella partita con il Parma).

Mertens Milik
Getty Images

“Ma che parllamm á fa“, in un suo post Instagram dopo un gol al Milan che richiama le parole di “Je sto vicino a te“, celebre canzone di Pino Daniele, un tributo ad uno dei massimi esponenti della canzone napoletana. E  i  siparietti con la canzone “Abbracciame chiù forte”

Però Dries, sei molto meglio col pallone!

“Ciro? Mi chiamano così perché mi piace Napoli, esco tanto, vado a mangiare molto in città”.

Così esordisce quando gli viene posta la domanda: “Perché a Napoli ti chiamano Ciro?”.

È davvero raro che si diano ai giocatori nomi propri tipici di Napoli, di solito vengono assegnati nomignoli come “El Matador” Cavani, “Lorenzo il Magnifico” Insigne, “Pocho” Lavezzi, “Il K2” Koulibaly. Insomma soprannomi che ne determinano il loro carattere in campo, rispecchiando la personalità del giocatore dentro e fuori.

Ed è per questo che a Mertens non bastava solo il soprannome “Trilly”. Era troppo riduttivo per un uomo che in poco tempo è riuscito ad ambientarsi molto bene nella città di Partenope, in tante interviste non ha mai espresso nessuna parola negativa sulla città e sulla gente.

Siccome un semplice nomignolo non bastava, ecco che “Ciro” diventa il suo secondo nome per rendere la sua napoletanità. Ci sono alcuni nomi particolarmente legati alla nostra terra e Ciro è uno di questi: probabilmente a causa della devozione a San Ciro, patrono degli ammalati e della città di Portici.

Un belga diventato presto uno scugnizzo napoletano.

Un nome per rappresentare il legame e l’affetto viscerale tra la città e il giocatore.

L’appellativo di “Ciro” non gli dispiace affatto, comunque: sente la città più vicina e se ne sente parte integrante, figlio adottivo di Partenope.

Mertens Napoli
Getty

Proprio la scorsa settimana allo stadio San Paolo si è ripetuto il coro: “Olè olè olè olè Ciro Ciro” per il suo ritorno al gol. Si è girato verso gli spalti, ha sorriso, sapeva che il coro è suo.  Con  occhi lucidi ha incitato a continuare, applaudendo.

Chi è il vero Ciro? Mertens o Ferrara?

“Chi è il vero Ciro? Io o lui?”,

scrisse Mertens in una storia Instagram che venne in poco tempo travolta dai voti grazie alla funzione dei sondaggi del social. L’esito – com’era prevedibile – è stato  abbastanza scontato: i napoletani hanno scelto e votato Mertens come vero Ciro.

Con soddisfazione di tutti a quel risultato a dir poco esilarante.

Valentina Vittoria