Claudio Sala, l’uomo di cuore (e di piedi) di cui aveva bisogno il Torino dopo la strage di Superga.

Claudio Sala, un calciatore di quelli che la loro strada la costruivano dal nulla, con umiltà e tanta voglia di lavorare.

Inizia la sua carriera da centrocampista tuttofare nel Monza con cui conquista la Serie C e la Serie B.

Attira le attenzioni del Napoli che però dopo averlo acquistato preferisce tenerlo un altro anno a farsi le ossa con i brianzoli.

Con il club partenopeo Sala mostra tutta la sua versatilità nella zona offensiva con la maglia numero 10 sulle spalle, una casacca destinata a fare la storia del Napoli.

Nel capoluogo campano Claudio Sala resta appena un anno ma è abbastanza per convincere il Torino ad acquistarlo.

Era il 1969, la tragedia di Superga era lontana vent’anni ma per i granata niente era stato più lo stesso.

Ferite del genere non si sarebbero mai rimarginate ma la dirigenza del Toro decise di puntare su giovani di talento a cui il pubblico si sarebbe potuto legare.

Claudio Sala faceva parte del progetto ed anzi ne divenne immediatamente uno dei protagonisti.

Sala abbandona il suo ruolo di fantasista e inizia a galoppare sulla fascia destra; è la sua consacrazione.

I suoi assist per “i gemelli del goal” Pulici e Graziani faranno la storia e contribuiranno a portare a casa lo scudetto del 1975-76. Il primo titolo granata dopo la tragedia di Superga.

Una vita al servizio del Torino per Claudio Sala, fino al suo 33esimo compleanno, prima di chiudere la carriera al Genoa.

Un beniamino dei tifosi e della dirigenza granata che subito gli ha aperto le porte quando Sala ha deciso di iniziare la carriera da allenatore.

Perché spesso gli eroi compiono il gesto più grande non a suon di goal ma facendo breccia nei cuori più feriti.

 

Federica Vitali