“Ho passato gli ultimi 25 anni della mia vita ad immaginare quello che sarei voluto diventare ed i sogni che avrei voluto realizzare insieme alla Juventus, ma non c’è stato un solo attimo durante il quale ho pensato che avrei dovuto vivere un momento come questo. A prescindere da quello che saranno le prossime tappe della mia vita, professionale e non, sarebbe inutile e scorretto nascondere che il mio cuore e il mio Dna hanno e avranno sempre e solo due colori. Ho indossato per la prima volta la maglia della Juventus all’età di 7 anni e da quel momento non l’ho mai tolta, neanche per un istante. Sono cresciuto con la sua filosofia ed ho cercato prima di assorbirla e poi di esserne ambasciatore, sia sul campo che nella vita di tutti i giorni”.

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Così Claudio Marchisio, il Principino, soprannome che si è meritato grazie allo spessore umano, al comportamento in campo e alla sua eleganza, si è congedato ufficialmente dai suoi sostenitori e dai suoi compagni di squadra, righe dense di emozioni che testimoniano una grande passione e raccontano di un epilogo triste ed improvviso; ossia l’addio ai colori bianconeri con la rescissione consensuale del contratto che lo legava alla Juventus sino al 2020. 

Un addio imprevisto e talmente fulmineo che ha lasciato interdetti la maggior parte dei tifosi bianconeri che lo ha sempre considerato una bandiera e che  non avrebbe dovuto  essere ammainata frettolosamente.

Venticinque anni di fedeltà assoluta (a parte un breve passaggio all’Empoli) iniziata nel 1993; Claudio, nato e cresciuto a Torino, ha sette anni, una testolina bionda piena di sogni e con orgoglio ed impegno indossa per la prima volta la maglia della squadra con i Pulcini del Club seguendo tutto l’i ter sino alle giovanili:  esordirà in Prima Squadra nel 2006, con Deschamps in panchina, in uno dei momenti più neri della storia della Vecchia Signora, la retrocessione in Serie B.

Se dovessimo immaginare una serie di istantanee a siglare la sua carriera juventina non si potrebbe che iniziare con la sua prima doppietta il 2 ottobre del 2011 contro il Milan, Conte il panchina,  un 2 – 0 che frena la corsa scudetto dei rivali.  Da lì in poi la Juventus rinasce, lasciandosi alle spalle Calciopoli e gli anni bui che ne erano conseguiti.

Nella stessa stagione 2011 – 2012 il Principino sarà decisivo per la vittoria del derby d’Italia contro l’Inter e conquisterà il suo primo Scudetto diventando uno dei protagonisti più rappresentativi della Vecchia Signora.

Proprio in quella stagione segnerà 10 dei suoi 37 gol realizzati in Serie A; in totale Marchisio ha vinto sette Scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane.

La Juventus ha formato uno dei migliori centrocampisti degli ultimi anni, dotato di intelligenza in campo (e non solo), forza fisica, capacità di inserimento e di adattamento, frenato solo a causa dell’ infortunio rimediato nel 2016 nel match contro il Palermo; nelle prossime ore si saprà il futuro approdo di Marchisio: si parla di Stati Uniti ma anche, soprattutto,  della Francia. 

Così come abbiamo aperto, chiudiamo: La Juventus è il massimo. È sempre stato il mio sogno. Si parla di bandiere che non ci sono più, di calcio globale che cambia, di valori che si sarebbero persi. Io ho solo in mente di fare il numero più alto di presenze con questa maglia. Sarebbe il massimo per me: diventare una bandiera della Juve. Vorrei poter non andare più via”.

Era il 2013.

In bocca al lupo, Principino.

Silvia Sanmory