Ad un bambino si chiede il perché vuole giocare al pallone e la risposta quasi sempre è: “Perché voglio fare tanti gol e voglio diventare capocannoniere del campionato”.

Chissà quante volte Ciro Immobile ha risposto così da guaglioncello ( da bambino, ndr), quando con i suoi amici giocava a calcio nella piazzetta sotto casa.

Me lo immagino, pallone sotto braccio e via a correre con gli altri bambini cercando di segnare il più possibile per vincere insieme ai suoi compagni la partita del quartiere.

Adesso Ciro ha 30 anni e quest’anno il pallone l’ha buttato in rete ben 34 volte su 36 partite in Serie A. Si sta avvicinando al record stabilito da Gonzalo Higuain nel 2016 ma forse il trofeo da lui più ambito è la Scarpa d’Oro, il premio al miglior realizzatore delle competizioni europee.

Ciro Immobile, chiamatelo recordman

Un premio ambito, importante.

Al momento ha segnato tanto quanto Lewandowski, per vincere ha bisogno di superare il bomber polacco e tenere lontano il suo antagonista, CR7.

Giornata dopo giornata, rete dopo rete, Ciro non ha mai perso lo sguardo di quel bambino.

Lo sguardo deciso, concentrato, di chi si allena tutta la settimana, di chi condivide con la squadra alti e bassi, performance perfette e partite da dimenticare.

Lavorare con la mente serena aiuta assai e sicuramente la svolta è avvenuta quando realizza di aver sbagliato nei confronti del mister. Sostituito all’inizio del secondo tempo manda a quel paese più volte l’allenatore perché vuole segnare il più possibile,  invece lo richiamano in panchina.

Un gesto pagato caro,  con una multa e fermo di una giornata da parte della società.

Tornato disponibile, alla partita successiva Immobile segna ed esulta abbracciando il mister, con il quale ha un legame che va oltre le incomprensioni.

La mente era stata liberata dalle tensioni e da lì in poi Ciro non lo ha fermato più nessuno.

Così si pensava.

Il Covid però ci ha messo lo zampino, prendendosi tutto l’ entusiasmo, l’ energia e la convinzione di casa Lazio.

Alla ripresa del campionato Immobile e i suoi  fanno un  fatica ad ingranare: tuttavia, malgrado il sogno scudetto sfumi,  con pazienza e costanza Ciro riesce a lasciare sempre il segno.

Ed eccoci qui: siamo a quota 34, nella smorfia napoletana vuol dire a’ capa, la testa, proprio quella che Immobile sicuramente metterà nelle ultime due gare per agguantare quella Scarpa d’Oro che lo sta aspettando.

Forza guaglio’!

Ilaria Iannì