Davide Moscardelli, da tutti acclamato come il Bomber, si è raccontato in esclusiva ai microfoni di Gol di Tacco a Spillo. 

Davide Moscardelli, o Moscagol come si è rinominato sul proprio profilo Instagram, si è raccontato in esclusiva ai microfoni di Gol di Tacco a Spillo. Tutti gli appassionati del mondo del calcio lo ricordano con affetto, un affetto che ancora oggi lo rende orgoglioso.

Perché significa che oltre al professionista, al calciatore, è stata capita anche la persona (reale e umile) che c’è da sempre dietro. Dal ricordo più bello ai gol, tra i tantissimi segnati in carriera, che porta dentro di sé, Moscardelli ha voluto condividere qui con noi i momenti più belli vissuti.

Ma ha anche parlato di quei sogni nel cassetto e del tifo per la sua Roma che, domenica 20 marzo, ha avuto modo di vedere uscire vittoriosa dal Derby della Capitale contro la Lazio. Ecco, quindi, cos’ha rivelato in esclusiva colui che di gol se n’è sempre inteso alla grande.

Bomber Moscardelli dalla statura imponente, da vera prima punta, e con un senso del gol che ha fatto impazzire gli appassionati di questo sport: quanto fa piacere ricevere, anche dopo l’addio al calcio, tanto affetto?

“Fa molto piacere si, fa piacere essere ricordato e sentire ancora l’affetto dei vari tifosi. Non solo delle squadre dove ho giocato ma anche degli avversari. Significa che al di là del valore del calciatore, hanno capito il valore umano e significa che hanno visto in me un ragazzo come tanti ma che ce l’ha fatta e che è rimasto uno di loro”.

Come ha vissuto l’addio al calcio giocato e quale ricordo porta nitido nel cuore?

“Non è semplice. Io poi l’ho fatto durante il lockdown quindi c’era lo stadio vuoto, è finita un po’ così senza rendermene troppo conto. Poi ho realizzato nei giorni successivi. Per fortuna, quest’anno con il Pisa, ho organizzato una sorta di partita di addio per salutare i tifosi. Quella è stata la mia ultima bellissima emozione in un campo da calcio”.

Se dovesse scegliere, qual è stata più grande come soddisfazione: giocare in Serie A o compiere l’impresa eroica di riportare il Pisa in Serie B, vestendo tra l’altro i panni del Capitano?

Il sogno di ogni bambino che da piccolo inizia a inseguire il pallone è sempre quello di riuscire a esordire in Serie A, che per me è arrivato anche con un gol. Quindi questa è la soddisfazione più grande di tutta la mia carriera.

Anche aver vinto il campionato alla soglia dei 40 anni ha significato molto in una piazza importante come quella Pisa. Ero stato preso per quello, per dare una mano alla squadra e per trascinare i più giovani e diciamo che è andata come tutti si aspettavano. È stata una gioia immensa”.

Oltre 160 gol segnati in carriera: ce n’è qualcuno che ricorda con maggiore affetto e nostalgia?

“I gol sono stati tanti, difficile ricordarli tutti anche se forse potrei riuscirci (ride). Se proprio dovessi sceglierne uno, il più importante è stato appunto quello dell’esordio, con cui è arrivata anche la vittoria: una giornata perfetta. O anche quello in playoff con il Pisa (determinante tra andata e ritorno).

Altri belli sono stati quelli di rovesciata, però magari fatti in Serie C e non visti da tutti. Quelli in Serie A sono rimasti i più importanti: tipo quello segnato contro l’Inter del Triplete, che l’anno prima aveva vinto tutto, è stato motivo di orgoglio”.

Il 29 agosto con il Chievo, all’esordio in Serie A, è arrivato il primo gol nel campionato italiano di massima serie: che emozione è stata?

“L’esordio con il gol è un ricordo ancora molto forte”.

Ricorda ancora cos’ha pensato in quel momento così importante?

“Non ho pensato a tante cose, ero solo felicissimo ed emozionatissimo. Chi insegue quel sogno fino ai 30 anni e poi lo raggiunge è quasi una liberazione. È stata un’emozione grandissima”.

La squadra del cuore è da sempre (e sarà sempre) la Roma. Che esempio è stato per la sua carriera calcistica un capitano come Francesco Totti?

“Io ho iniziato prima da tifoso, perché il primo contratto da professionista l’ho fatto relativamente tardi, a 22 anni. Poi dai 23 ai 30 ho giocato in Serie B. Potevo ancora seguire e seguivo la Roma”.

Cosa avrebbe significato, invece, avere l’opportunità di poter giocare nella Roma, magari con gli stessi Totti e De Rossi? Ci ha mai pensato?

Quello di giocare alla Roma c’è sempre stato come pensiero, la speranza c’era sempre. Ma sapevo che era molto difficile. Sarebbe stato un sogno dividere campo e spogliatoio con due bandiere come Totti e De Rossi ma non si può avere tutto”.

Domenica pomeriggio per la squadra di José Mourinho e per i suoi tifosi è stato un momento unico: come ha vissuto la vittoria della Roma contro la sua eterna rivale, la Lazio?

“La vittoria della Roma nel derby l’ho vissuta bene come penso qualsiasi tifoso giallorosso. Il derby sappiamo che è una partita a sé. La favorita alla fine non è mai la favorita: non arrivava benissimo la Roma, un po’ meglio arrivava la Lazio.

Alla fine è stata una bella partita. Si vedeva che i giocatori della Roma hanno dato tutto. La qualità tecnica e la tattica, vengono dopo. Se non ci metti prima la grinta e la voglia un derby non lo vinci”.

Bomber Moscardelli tra video social, rovesciate e acrobazie che fanno impazzire il web, l’entusiasmo è sempre contagiosissimo: progetti per il futuro?

“Mi sono preso il famoso anno sabatico ma l’idea è quella di rimanere sicuramente nel mondo del calcio. Anche perché è quello che ho fatto per una vita. Magari per adesso fare l’allenatore no.

Portando mio figlio a calcio mi rendo conto che mi piacerebbe aiutare i più bambini o più giovani a capire come si può arrivare, spiegando di prenderlo sempre principalmente come un gioco. Oppure lavorare in qualche programma sportivo. Mi piacerebbe fare magari il commento tecnico, cosa che mi viene naturale mentre guardo le partite. Cosa che è più forte di me. Adesso vedremo”.

Alessia Gentile