Tra tutti i calciatori stranieri di cui ho parlato, Bejamin Pavard occupa un posto speciale nelle mie preferenze.

Mi affascinò, in tempi non sospetti durante il Mondiale in Russia, quella sua aria da bravo ragazzo perfettamente anonimo che si mette in mostra segnando un gol incredibile contro l’Argentina. Gol che  sarà poi eletto  il migliore del Mondiale.

Lui, ultimo arrivato (o quasi) nell’organico di Deschamps, lui, convocato attraverso un sms, finisce sotto i riflettori per una rete di straordinaria bellezza – a vent’anni esatti dall’ultimo difensore francese ad andare a segno, Lilian Thuram.

E dalle retrovie arriva Pavard

Un signor nessuno che si ritrova all’improvviso sul tetto del Mondo.

Benjamin Pavard, classe 1996, diventa allora il difensore più desiderato del momento. Dallo Stoccarda approda direttamente al Bayern Monaco, team numero uno in Germania – dove è praticamente cresciuto calcisticamente – che paga la sua clausola rescissoria.

Inutile dire che il salto è enorme.

Ad oggi, Benjamin Pavard non si è mai spostato dalla Baviera. La sua carriera, tra alti e bassi, è maturata in quel di Monaco all’interno di una squadra “divora trofei”, con cui ha praticamente vinto tutto.

Nel suo palmares – a 27 anni, in piena maturità calcistica – annovera, accanto al titolo mondiale con la Nazionale, quattro titoli di campione di Germania, una Coppa e tre Supercoppe di Germania, una Champions League, una Supercoppa UEFA, e una Coppa del Mondo Per Club. 

Tutto quanto un calciatore europeo sogna di vincere in carriera.

Eppure, paradossalmente, non sono stati anni tutti rose e fiori per Pavard.

Parliamo di un calciatore che non può essere annoverato tra i fuoriclasse del Bayern, ma che pure ha fatto dell’ affidabilità e della versatilità in difesa i suoi punti di forza.

Insomma un giocatore perfetto per il suo reparto. Un giocatore perfettamente consapevole del suo ruolo, con il vizio di concedersi, ogni tanto, qualche bel gol.

Eppure si è ritrovato scavalcato nelle gerarchie da talenti – dotati indubbiamente di maggiore tecnica – come De Ligt e Upamecano.

Pertanto ha dovuto adattarsi a lungo nel ruolo di terzino – ruolo con cui nasce ma che non predilige  – come i suoi allenatori gli hanno sempre chiesto, invece che giocare da centrale di difesa.

Non gli hanno mai  risparmiato critiche, anche per le sincere dichiarazioni che lo hanno portato a rivelare di aver sofferto di depressione, all’indomani dell’ esperienza del lockdown conseguente alla pandemia da Covid 19.

Non il primo a attraversare questa dolorosa esperienza, ad ogni modo. Mi va di precisare.

All’alba del settimo anno al Bayern, desideroso di dare una scrollata alla sua carriera, Benjamin Pavard ha sentito l’esigenza di cambiare aria e di cambiare calcio, nel desiderio di ritrovare – azzardo – anche un po’ di entusiasmo. Di sentirsi un po’ più indispensabile.

Ed ecco che l’Inter si prospetta la squadra ideale per lui.

Già dalla scorsa stagione il reparto difensivo nerazzurro, trovatosi orfano di Škriniar, aveva bisogno di un innesto di questo calibro.

Pavard è addirittura più di quanto l’Inter e i suoi tifosi si potessero aspettare.

Il francese, incredibilmente esperto a livello internazionale grazie alle esperienze maturate in terra tedesca e con la maglia dei Bleus, arricchisce notevolmente l’aura europea appena guadagnata dai nerazzurri dopo la recentissima finale di Champions League.

Non solo: rappresenta l’elemento perfetto, nell’ordinato scacchiere di Simone Inzaghi, per andare a ricoprire il ruolo di braccetto destro, suo preferito, che al Bayern non riusciva più ad interpretare.

Ruolo tra l’altro condotto con buona maestria dall’eclettico Darmian, per amore di onestà. Ma non occorre elencare i motivi per cui Benjamin Pavard rappresenti  un salto di qualità in quella posizione.

Pavard inoltre potrà contribuire nei lanci in profondità – elementi, anche questi, adoperati dall’allenatore dell’Inter nelle sue variazioni di gioco –  e come “regista di difesa” – visto che sicuramente la sua tecnica è la migliore di tutto il reparto arretrato.

Insomma, un vero e proprio “tesoretto” nelle mani del mister. Come da lui sottolineato nel video di presentazione: “So esattamente cosa fare”.

 

 

Al  Bayern, malgrado i momenti bui, la società sembrava intenzionata a tenerlo. Del resto non è facile contare su giocatori che  offrono totale affidabilità.

Ma Benjamin era già da un po’ proiettato altrove e pare che l’ Inter gli piaccia davvero, considerato quel “Benji l’ Interista” – sul suo Instagram – che di certo non è passato inosservato:

Al suo arrivo ha interagito con molta disponibilità con i suoi nuovi tifosi e tutto lascia presagire la nascita di un nuovo amore.

Qualche ora fa, inoltre, sui canali social l’Inter ha rivelato il suo numero di maglia: il francese indosserà il 28.


Tutto pronto per la nuova avventura in Italia.

Non resta che dare il benvenuto a Benjamin, The Frenchman.

 

Daniela Russo