Ennesimo tuffo nel baratro per la Roma che non prova neanche a reagire finendo affondata dai colpi di un Napoli brillante e pieno di iniziative

Se non fosse per la Vecchia Signora, la vera regina del campionato sarebbe il Napoli. Fresca, leggiadra e determinata, la squadra di Ancelotti si avvia ad ipotecare il secondo posto, seminando panico con forza e agilità. Passeggia sull’Olimpico, lo sbanca e miete panico tra le file giallorosse.

I partenopei conquistano questo 1-4 con una semplicità disarmante, giocano, recuperano, attirano palloni come calamite restando con i piedi per terra e seguendo meticolosamente uno schema ben definito. Uno, due, tre e tiro in porta. Da qualsiasi angolazione, con qualsiasi mezzo e con diversi giocatori; non importa chi realizzi, l’importante è vincere.

Manolas
LaRoma24

Lasciano agli avversari il gusto di godersi la propria metà campo, creano scompiglio con decisione, pochi giri di parole e tanta sostanza con un possesso palla che sfiora quasi il 70% a fine partita. Una gita domenicale in tempo a casa per cena, persino con un accenno di abbronzatura.

Milik e Mertens, ma anche Verdi e Younes, un duo d’attacco ben supportato dai vari Fabian Ruiz, Callejon e Meret. Piccole ingenuità in risposta ad una dose massiccia di fisicità, l’unica vera opposizione creata dai contendenti che si regalano ammonizioni come a una riffa.
Ancelotti si vede costretto nelle scelte, ma dosa bene tutti gli ingredienti puntando su una percussione regolare e calibrata. La difesa assiste quasi inerme alle volate risolutive creando più un supporto emotivo che tecnico. La sicurezza degli undici in campo è la carta vincente della squadra azzurra, forse più sfortunata che altro in una campionato che avrebbe dovuto regalargli di più. I risultati arrivano e le soddisfazioni si leggono sulle facce dei giocatori, è tutta lì la vera vittoria.

Questo è in sintesi Roma-Napoli

Il “derby del sole” fino a qualche tempo fa, una partita di cartello che avrebbe dovuto sfoggiare spettacolo e che invece sembra essere stata condotta a senso unico.

La Roma, una squadra che ha cercato di reggersi sui fasti di un tempo ma che continua a crollare miseramente sotto i colpi di una società che – vogliamo sperare – ha creduto e ceduto a tante promesse che invece hanno seppellito ogni idea di rinascita. Giocatori, staff e società sotto la lente d’ingrandimento, fischi a fine partita che richiamano con clamore il fallimento a cui si è andati incontro.
Ranieri ci prova con un occhio all’infermieria e uno alla qualità tecnica: tante individualità in campo che cozzano e si escludono a vicenda, appuntando un altro tassello negativo in questa stagione che segnerà irrimediabilmente il cammino europeo di questa squadra.

Poche idee e un 4-3-3 prevedibile e macchinoso

Manolas, Fazio, Santon e Kolarov. Il serbo fatica nelle risalite e nel supporto in avanti consapevole della falla che andrà a creare ogni volta tenterà di superare la linea di centrocampo. Lo 0-1 arriva immediatamente con una perla di Verdi per Milik che aggiusta di tacco e castiga di sinistro, doccia fredda per la Roma ancora assonnata e spaesata dal cambio dell’ora legale, poco propositiva e a tratti smarrita, più concentrata a non subire il secondo gol che a cercare il pareggio.

L’unica freddezza davanti Ospina è di Perotti dal dischetto

Il Napoli gongola e abbassa il baricentro della Roma chiudendo gli avversari nella propria metà campo e sfruttando i varchi creati dagli stessi che tentano di gestire il pallone ma che inevitabilmente finiscono per perderlo.
E’ al 17′ che Nzonzi prova a mettere in riga il portiere azzurro, ma controlla male ed il Napoli prende ancora più forza spingendo l’acceleratore e lasciando ferma sul posto tutta la Roma.
L’aiuto alla difesa arriva in modo disperato e “disparato”: Dzeko, Perotti, De Rossi a creare superiorità numerica, recuperando palloni e cercando una via verso la porta. Il Napoli però controlla. L’unico rischio se lo prende solo a tempo quasi scaduto con Meret che atterra Schick nella sua unica uscita, o quasi, dalle parti di Ospina.

Il fallo è evidente ed il rigore viene realizzato da un Perotti freddo e rassegnato, un 1-1 che placa gli animi giusto il tempo del riposo con l’argentino che durante tutto il primo tempo sfoggia le sue indiscusse capacità nell’uno contro uno, trovandosi poi solo e abbandonato dai compagni di squadra.

L’uragano azzurro che affonda la Roma

Il presagio di una partita nefasta non si fa attendere ed il secondo e terzo gol del Napoli arrivano come un uragano lasciando la squadra giallorossa attonita e inerme. La sensazione di un gruppo scollato e fuori forma è sempre più palese. La comunicazione stenta a qualsiasi livello ed anche Olsen pecca nelle uscite lasciando al Napoli il gusto di una vittoria facile e indolore.

Olsen
Eurosport

Nel finale sembra più la reazione dei singoli a fare la differenza, Nzonzi, Cristante: ma la realtà è che esprimere commenti sul gioco della Roma resta un compito difficile e delicato. Tempo addietro era facilmente ripercorribile il pensiero dei giocatori, poco possesso palla e verticalizzazione veloce sulle fasce; ora si butta il pallone cercando la fiammata che in uno sport come il calcio ha possibilità di realizzazione infinitesimale.

Ancelotti punta sulla memoria radicata dei movimenti, spingendo sulla fisicità di alcuni e sulla velocità di altri. Sorprende con un giropalla veloce e confonde l’avversario con repentini cambi di campo: per farlo però ha sempre l’uomo giusto al posto giusto. Ranieri deve fare i conti con l’impulsività e l’egoismo che stanno rovinando una squadra che fatica ad entrare nei meccanismi di gioco.
Santon sulla destra diventa il fanalino di coda nella lotteria tra Karsdorp e – mi duole dirlo – Florenzi. Manolas ci prova ma colleziona anche lui errori su errori rimediando un giallo che lo terrà fuori contro la Fiorentina mercoledì.

Schick?

Il pupillo di Ranieri, Pallotta e chi l’ha portato alla Roma dovrebbe cercare di aprire gli occhi, fare un bel respiro e pensare in un campionato asiatico quanto possa fruttare la sua cessione: per il resto sarebbe una sofferenza esprimere giudizi.
Come i Celti mettevano a ferro e fuoco i villaggi che andavano a saccheggiare, la Roma dovrebbe mettere a ferro e fuoco tutto e tutti, salvando davvero il minimo indispensabile… 4-5 giocatori.

Una fantasia, ma forse l’unica salvezza.

 

Laura Tarani