«Che vuoi fare da grande?», chiese la maestra.

Sicura e determinata, la piccola Wendie, che dopo la scuola o dopo la messa, a Martinica, tirava calci a un pallone, rispose: «La calciatrice professionista».

«È un lavoro che non esiste. Pensa a un’altra cosa».
La maestra provò a dissuadere quella bambina orfana di padre che, con la madre, quando poteva, guardava le partite del Psg in tv.

Giocava ogni giorno sulla spiaggia di Le Prêcheur e, noncurante della sua insegnante e sostenuta dalla madre dalla sorella e dalla zia (che faceva e fa ancora l’arbitro nelle partite dei dilettanti), coltivava il suo sogno con ambizione: «Un giorno giocherò anche io in Francia».

Pronta a qualsiasi sacrificio, in Francia, a fare la calciatrice, Wendie ci arriva nel 2005, a soli 15 anni.

Milita nel Rapid Club du Lorrain e le sue prestazioni attirano l’attenzione degli osservatori dell’Olympique Lione che nel 2006 non se la lasciano sfuggire.

wendie renard
fonte immagine: profilo twitter uff della calciatrice

Sono trascorsi 14 anni e la calciatrice, centrale difensiva, è capitana e simbolo del club che da anni è ai vertici della Division 1 Féminine e delle competizioni internazionali.

Nelle fila delle transalpine, Renard ha vinto 14 campionati, 9 coppe di Francia e 6 Champions.

L‘OL féminine, guidato dalla sua capitana (suo il gol nella semifinale vinta proprio contro il PSG che è valso un’altra finale di Champions), sarà impegnato contro il Wolfsburg, nella sua nona finale di Champions League negli ultimi 11 anni, la quinta consecutiva.

Chissà cosa penserà la sua maestra ora che Wendie è diventata uno dei migliori difensori centrali, se non il migliore. Un muro, difficile da dribblare, con grandi doti aeree e abile con i piedi.

Chissà cosa penserà ora che quella bambina è una donna che ha dimostrato coraggio e forza diventando ambasciatrice del calcio femminile, lei che sa cosa significa credere in un sogno anche quando qualcuno prova a scoraggiarti.

 

Caterina Autiero