Si chiedeva una prova di maturità e finalmente sembra essere arrivata.

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Peccato per quella svirgolata… che solo contro la Roma si trasforma in un assist al bacio per Adrian Lopez; così in una serata quasi perfetta, dove a farla da padroni sono Dzeko e Zaniolo, a macchiare la prestazione dei giallorossi ci pensa lo spagnolo che, di fatto, lascia aperte le porte della qualificazione.

Anche in questa occasione Di Francesco punta su un 4-3-3 molto prudente, in porta ancora Mirante ed un Florenzi retrocesso in difesa per l’infortunio di Karsdorp.

Il giovane romano prova a ricucire gli strappi difensivi patiti nella partita di Firenze, ci riesce con un certo successo reagendo positivamente agli attacchi di Brahimi, ma è con l’ingresso di Adrian che soffre di più. Encomiabile l’impegno e la “Tigna”, che devono gran parte del merito ai compagni di reparto Manolas e Fazio, sicuramente più presenti e meno distratti che in altre occasioni.
Il greco  chiude a doppia mandata gli spazi in suo possesso, mettendo in difficoltà Soares e Fernando: benchè il Porto di Concejçao tenti per tutto il primo tempo di tenere alta la Roma  va vicino al gol con un inserimento di testa su punizione di Pellegrini ma le fortune si sa, arrivano con calma.

E’ invece da Fazio che ti arriva la giocata che non ti aspetti: da brutto anatroccolo a cigno dura poco, ma il tempo necessario per innervosire gli avversari. Uomo da Champions verrebbe da dire forse: se non altro si è rivisto fastidioso e pungente al momento giusto.
Un primo tempo un po’ soporifero, con poche occasioni e dove il modulo di Concejçao non sembra mai risolutivo, con un Brahimi troppo polemico ed il duo Soares/ Fernando che vengono bloccati a più riprese da un devastante Lorenzo Pellegrini che diventa ogni giorno di più padrone del centrocampo.  Arriva a concedendosi il lusso di qualche tiro in porta, bella l’intesa con De Rossi, un Capitano puro che non ci pensa due volte a sporcarsi le mani lavorando di fino per tutto il centrocampo.  Ad aggiungere brio lì davanti ci pensa da un lato Cristante – che soffre un po’ Herrera –  e dall’altro Kolarov che si divide come un mattatore tra difesa e attacco.

La sinistra è la mano del cuore e lui ne mette tanto ad ogni partita.

Zaniolo Champions
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Nella ripresa i ritmi si alzano da subito e non bastano gli Oscar per Zaniolo: lui si prende tutto, giocate, recuperi e doppietta tanto per far capire agli spagnoli chi comanda. Due gol in sei minuti ed ecco che può entrare di diritto tra i grandi del calcio; la prudenza non è mai troppa ma dopo stasera ci si aspetta che il suo futuro sia sempre di più a tinte giallorosse.

E Dzeko?

 

E’ sempre lì a fare il lavoro sporco per i compagni, in silenzio, con tanta umiltà e pazienza: se il Porto ad inizio ripresa sembra aver fretta di chiudere con Pereira che la spedisce fuori di un soffio, lui si lancia e regala a Zaniolo quelle soddisfazioni che fanno bene – con buona pace dell’Inter. Non manca la traversa, una costante nelle sue uscite, ma è necessario come l’ossigeno: gli attaccanti sono bomber, a lui quest’anno basta portare a casa il risultato. Certo è che senza le sue giocate anche Zaniolo sarebbe fortemente ridimensionato.

Un po’ in ombra ma non meno decisivo El Shaarawy, arriva agli scrutini di febbraio con la giusta dose di ottimismo: l’intesa con Kolarov persiste e va anche oltre le regole della buona educazione. Ferisce ma non colpisce, forse è solo questione di tempo.
Di Francesco prepara una gara “saggia”, capisce il Porto e lo doma ma non quanto basta per andare a Oporto con la giusta tranquillità,  ma forse quella dose di adrenalina si può trasformare in un’arma potentissima.

Il 6 marzo è dietro l’angolo, i responsi lì saranno più chiari, ora godiamo della vittoria.

Laura Tarani