Gattuso lo aveva detto che il Milan non sarebbe andato in gita in Lussemburgo: in verità è stata ancora più tosta di quanto si aspettasse.
Il Dudelange – che in Europa League non ci sta a caso, ha sottolineato Ringhio – per 45′ ha deciso di dare del filo da torcere a questo Diavolo che pure conosce l’Europa come quasi nessuno.

Tanti nuovi in maglia rossonera: Laxalt, Pepe Reina ( il leader da ‘copia-incolla’, come lo ha definito il mister) e finalmente lui, Mattia Caldara, il più atteso.

I padroni di casa non sembrano affatto intimoriti dalla nomea della squadra italiana e squillano più volte in attacco, anche se Reina sa quello che deve fare. L’ex Atalanta dovrà trovare intesa con il suo compagno di reparto Romagnoli, una sola gara è troppo poco per giudicare le potenzialità di quella che sulla carta è la coppia difensiva nazionale del futuro. Mettiamoci pure che Frising si è caricato notevolmente per difendere la sua porta e sembra proprio in un serata di grazia: insomma, questo Dudelange non è uno sprovveduto.

Nell ripresa, al minuto 59, Gonzalo Higuain sblocca il risultato dimostrando ancora una volta che il processo di integrazione in maglia rossonera è avvenuto come doveva: nelle ultime gare c’è sempre lui a lasciare il segno, gol o assist. La sua presenza è fondamentale in questo Milan che fatica a andare a rete. Al gol del vantaggio seguono altre fiammate: Borini centra un palo clamoroso, mentre lo stesso Pipita – già quasi esultando – si vede negare la gioia della doppietta dal portiere avversario autore di  una parata eccezionale. Qualche brivido nelle retrovie milaniste sul finale, poi il fischio: il Milan porta a casa i tre punti, come da copione.

“Abbiamo faticato, ma contava il risultato”, sintetizza Gattuso, quasi a sottolineare che è stata proprio la partita che si aspettava; il risultato e, aggiungeremmo, la prova di chi fino a oggi aveva giocato meno e sui quali era trapelata qualche perplessità. Ringhio allora si toglie pure un sassolino dalla scarpa, con il suo solito modo di fare diretto e senza fronzoli: “Questi giocatori mi danno certezze per come lavorano in settimana,  hanno qualità: se non fossi stato sicuro non avrei cambiato così tanto, non faccio scelte per avventura  o perché mi piace sottovalutare l’avversario“.

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Daniela Russo