L’onda emozionale che, partita da Dublino mercoledì sera, sta ancora attraversando la penisola, rappresenta sicuramente uno spaccato felice in un contesto, quello del calcio italiano, troppe volte soggetto e oggetto di polemiche, scivoloni, momenti più di bassi che di alti.

La vittoria dell’Atalanta nella finale di Europa League contro la corazzata Leverkusen, è una pagina di storia del pallone che parte da lontano, da una programmazione societaria fatta senza salti mortali e spese pazze ma valorizzando quanto già era in possesso e mirando sempre e comunque al mantenere, come si suol dire, i “conti in ordine”.

Essa però è anche il punto di arrivo di anni di lavoro costante e certosino sul campo, con una squadra che è “squadra”, mixata armoniosamente e composta da giovani esuberanti e teste sagge e mature.

E dopo anni di oculata gestione societaria ma di non sempre brillanti risultati in campo, da esattamente anni otto il volto della Dea è cambiato per assumere le fattezze del Temistocle di Grugliasco.

Sì, perché Gian Piero Gasperini si è dimostrato, dopo tanta gavetta, un vero e proprio stratega del campo.

Coriaceo, spigoloso, a volte sopra le righe in campo e non solo ma deciso e concreto, il tecnico piemontese ha letteralmente plasmato, nel corso del tempo, una rosa che di volta in volta, ha saputo dare il meglio di sé, diventando una delle più belle e solide realtà calcistiche del nostro Paese.

Il Gasp, col credo votato alla valorizzazione del “materiale umano” a disposizione, ha costruito in campo un gruppo ben assortito nonostante le fisiologiche diversità.

Basti pensare al caso eclatante di De Ketelaere, deludente al Milan e oggetto anche di scherno social riguardo il suo “talento”, diventato nelle sapienti mani di Gasperini, UN GIOCATORE.

Pensiamo a capitan Tolói, leader silenzioso e punto di riferimento della rosa nonostante la non ultimamente costante presenza in campo causa infortuni.

Ancora…

Attenti a quei due: Koopmeiners e Lookman, implacabili in area di rigore, con quest’ultimo indiscutibile protagonista della magica sera di Dublino.

E ancora i portieri Musso e Carnesecchi, sicure saracinesche con esperienza il primo e voglia di esplodere, il secondo.

Gasperini è allenatore votato alla fisicità, alla fatica e all’intensità di gioco.

Dedizione, costanza, convinzione e appunto, fatica: this is Atalanta!!!

Chissà se i nerazzurri di Bergamo sarebbero diventati prima di Gasperini quelli che sono oggi ma di fatto, questo è il presente, vincente e luminoso.

E chissà se il tempo sulla panchina del Mister sta per terminare o proseguirà.

Le parti sono in trattativa ma nel frattempo si festeggia ancora perché la Dea, questa Dea, è e resterà nella storia, come il suo indomito allenatore stratega.

L’hanno vinta tutti ma l’ha vinta lui.

 

Simona Cannaò