L’Inter finalmente è prima in classifica. Un sogno che non si realizzava dai tempi di Mourinho, quando i nerazzurri vincevano e giocavano un bel calcio. Sono passati alcuni anni e i nerazzurri sono nuovo in vetta. Stesso copione di 5 anni fa? Sembra di no, perché gli uomini di Mancini vincono, ma è anche vero che fino alla partita con il Frosinone, hanno segnato un solo gol a partita, conquistando il primato senza convincere del tutto. Chi non è contento di questa squadra è Arrigo Sacchi, maestro del bel gioco, già critico in passato con Mancini e, ancor prima, con il triplete dei nerazzurri di Mou. A maggio, il mister di Fusignano era stato molto duro con la fortissima compagine dello Special One, suscitando diverse polemiche:

“Non ho mai detto che è stata una vergogna come squadra. Ho rispetto per quel gruppo e quei giocatori. Io intendevo solo dire che quella vittoria ha dato poco o niente al nostro calcio, perché l’11 dell’Inter a Madrid era senza italiani. Perciò per il nostro movimento quel successo fu una vergogna. Io sono stato al Real Madrid, con i migliori giocatori al mondo, ma la stampa spagnola ci attaccava se non avevamo una base autoctona in squadra. Volevano giocassero i giovani della ‘cantera’ Lì ci tengono, qui in Italia no. Solo la Juve ragiona in un certo modo, le altre ingaggiano stranieri soprattutto per business. Ben vengano se sono bravi, ma non mi sembra sia proprio così in questo momento”.

Dopo vari mesi, l’ex tecnico del Milan e della Nazionale, durante un convegno su welfare e sport all’ospedale di Vizzolo Predabissi dell’Azienda ospedaliera di Melegnano, è tornato all’attacco, esprimendo non poche perplessità sui nerazzurri e sul loro modo di fare gioco:

“L’Inter è la dimostrazione di un calcio antico, vecchio, rivisitato da una persona con idee chiare. In certe nazioni questo tipo di calcio non sarebbe apprezzato. Ma va bene in un Paese come l’Italia, dove la vittoria è tutto. In tanti Paesi il calcio è uno spettacolo sportivo. Qua, invece, non è uno spettacolo perché non c’è estetica, né uno sport perché non si rispettano le regole, come dimostrano i tanti scandali. Ora siamo in un momento buono perché abbiamo un gruppo di allenatori stilisti, ottimisti, più creativi, che insegnano di più e vanno a giocarsela apertamente ovunque”.

Chissà se queste parole serviranno da stimolo a Mancini e ai suoi ragazzi per tornare a dare spettacolo in campo, intanto lasciamogli godere il meritato primo posto.

Barbara Roviello Ghiringhelli