Quattro scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane: questi i trofei conquistati dalla Juventus Women guidata da Rita Guarino.

Un totale di 111 gare (di cui 92 vinte), 339 gol segnati (una media di più di 3 a partita) e appena 66 subiti.

Scelta nel 2017 dal Direttore Stefano Braghin per costruire insieme una corazzata degna del nome Juventus, Rita Guarino è stata il primo tecnico della neonata realtà femminile bianconera.

«Sono davvero orgogliosa di partecipare a questo progetto, in una grande società. La società ci mette a disposizione un’organizzazione importante… sono sicura che questo sarà il punto di partenza per una crescita complessiva del calcio femminile…»

Da quel giorno una crescita inarrestabile fondata su una continua voglia di vincere e di migliorarsi, senza accontentarsi mai: partendo da zero è stata artefice della costruzione di un team a sua immagine e somiglianza.

Lei che crede nel lavoro e nella superiorità dell’intelligenza sul gioco muscolare: per coach Guarino per essere giocatrici di spessore bisogna prima essere donne di spessore.

Lei che, prima di diventare allenatrice, è stata una calciatrice che, negli anni ’90, insieme ad altre coetanee come Carolina Morace, ha scritto pagine storiche per il calcio femminile.

Attaccante veloce e tecnica, approdò in Serie A appena ventenne, dopo stagioni da protagonista nelle serie minori. Ha militato nella Juventus Piemonte, nel Torino, nella Reggiana, nella Lazio e nella Torres, distinguendosi con grandi prestazioni e tanti gol, oltre 400 in carriera.

Con il club sardo ha conquistato due Scudetti e tre le Coppe Italia.

 «La Torres è il ricordo più bello della mia carriera di calciatrice.
È stata una società pionieristica, un vivaio unico, la squadra più scudettata d’Italia.
Da lì sono uscite fior fiori di calciatrici:
Milena Bertolini,  Patrizia Panico, Emanuela Tesse, Carolina Morace.
Tutte le giocatrici che hanno fatto la storia hanno giocato nella Torres.»

Ha indossato la maglia della Nazionale con la quale ha collezionato 99 presenze e ha realizzato 35 reti, una importantissima nel Mondiale del 1991 in Cina contro la Norvegia (per l’accesso alle semifinali, poi sfumata).

Una volta appesi gli scarpini al chiodo (nel 2006),  si è laureata in psicologia, con un master in psicologia sportiva e ha completato il corso per diventare allenatore.

Anche in panchina si è dimostrata talentuosa.
Prima di allenare le bianconere si è dedicata alle giovani della Nazionale femminile U17, prima come assistente di Enrico Sbardella e poi come ct.

Ha dedicato tutta la sua vita al calcio -una passione nata fin da bambina quando tirava calci davanti al garage di casa-, rinunciando al suo secondo amore, il pattinaggio artistico, senza smettere di lottare, insieme alle sue ex compagne, per il futuro del calcio femminile.

Emblema della forza necessaria per diventare, prima una delle migliori calciatrici d’Italia e, poi, una stimata allenatrice, Rita Guarino è un modello per molte attuali giocatrici.

La Juventus non avrebbe potuto scegliere profilo migliore per guidare la sua selezione femminile e darle un’identita che la rendesse invincibile in Italia, come storia bianconera vuole: una scommessa – Guarino non aveva mai allenato in Serie A – risultata vincente. 

Dopo quattro anni di successi, però le strade si separano.

La scelta è figlia della necessità societaria di trovare nuovi stimoli e migliorare i risultati in campo europeo.

Compito che pare dovrebbe toccare a Joe Montemurro, australiano classe 1969 che in Italia ha vestito le maglie di Treviso e Potenza e che da allenatore è attualmente alla guida dell’Arsenal.

Il futuro dell’allenatrice, invece, potrebbe essere la Nazionale, nel caso in cui ct Milena Bertolini dovesse lasciare ma non manca l’interesse di diversi club della Serie A femminile.

A prescindere da come andrà, i trofei, i record, i rapporti… ciò che è stato condiviso in questi anni, non si cancella.