Bastano poche, pochissime battute al Dall’ Ara per comprendere che la Juventus è ancora fisicamente e mentalmente svuotata dalla partita al Wanda Metropolitano.

L’impressione è che la squadra bianconera sia  quasi abbacinata da quanto accaduto mercoledì, dalle luci accecanti che l’Europa le ha sparato in faccia costringendola a vedersi in tutta la sua inadeguatezza per il calcio europeo. E di fronte si trova il Bologna che, lo ha dichiarato apertamente, non ha nulla da perdere e nessuna paura.

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Allegri lascia Dybala in panchina e schiera Cancelo esterno alto con Bernardeschi a compattarsi insieme a Bentancur e Matuidi, ma niente, la linea mediana della Juventus rimane grande nota dolente che sia la Coppa o che sia il campionato, con l’uruguagio che sta prendendo la stessa cattiva abitudine di Pjanic: un giallo a partita. E mentre il Bologna – con un Santander troppo impreciso – mette più volte i brividi a Perin, i bianconeri non riescono a costruire nulla di che. Lo stesso Ronaldo, che diciamocelo chiaro, farebbe bene a tirare un po’ di fiato in vista del 12 marzo, non è mai pericoloso.

La ripresa comicia così come si era concluso il primo tempo: c’è da dire che proprio la Dea Bendata non sorride ai bolognesi. La Juventus sembra continuare nella sua inerzia fino a quando, dopo il primo quarto d’ora, fa il suo ingresso il numero 10. E dopo appena sette minuti la Joya, su un cross di Matuidi mal deviato da Helander, arriva rapida a battere in rete. Uno schiaffo a svegliare i suoi, in pieno viso.

Esultanza Juve
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Il primo, vero tiro in porta. Praticamente il solo.

Il Bologna lotta, ma non è abbastanza malgrado questa brutta, bruttissima Juve. Depauperata, affaticata: i passaggi a vuoto non si contano, il ritmo è basso, l’atmosfera aleggia depressa, vuoi anche per quel lutto al braccio che saluta la scomparsa Marella Agnelli. Il vantaggio dell’ argentino, arrivato grazie a una giocata che sembra un urlo nel silenzio, traballa fino alla fine quando Perin devia sul palo un tiro di Sansone.

Brava la squadra di casa, che ci ha creduto fino alla fine. Si vede che Mihajlovic ha dato un altro piglio a questi ragazzi:  la strada imboccata è giusta, anche se il lavoro sarà tanto e la fatica ancora di più.

Allegri dice di credere alla rimonta. Chissà se ci credono ancora i suoi ragazzi. L’impressione, oggi, non è stata questa.

E tra sette giorni c’è il Napoli al San Paolo.

 

Daniela Russo