Il 10 luglio 2006 nelle meningi di tutta una nazione rimbombava ancora quello stridente legno preso da Trezeguet, quella traversa sulla quale solo qualche ora prima si era infranto il sogno di un’intera nazione. 

Troppa la delusione di un applauso rimasto incompiuto, quel cucchiaio di Zidane che al 7’ atterriva Buffon e un sogno mai realizzato, schiantatosi su quella traversa e sul petto di Materazzi. 

Zidane verso gli spogliatoi a testa china mentre sfila verso gli spogliatoi passando di fianco alla coppa senza mai guardarla, con gli occhi fissi su quei polsini che disfaceva come cornice di una carriera. Un’immagine che in pochi non ricorderanno. 

Zidane finale Berlino 2006

Mentre l’Italia saliva sul tetto di Berlino, in Francia dilagavano malcontento, polemiche e pian piano venivano fuori capri espiatori. In Italia, al contrario, quella Coppa d’oro sollevata da quel Cannavaro che in molti avrebbero voluto fuori da quella rosa, aveva in qualche modo attenuato la piaga di calciopoli. 

La Juventus colpevole e vittima ripartiva dalla B, ripartiva da Didier Deschamps che faceva ritorno in maglia bianconera ma dalla panchina. E’ a lui che viene affidata la squadra appena retrocessa con l’aggravante della penalizzazione.
Con Deschamps quell’anno le difficoltà incontrate sono state diverse ma trovarono spazio giovani come Giovinco e Marchisio, giovani protagonisti di quella che fu un’impresa rivelatasi eroica. I dissidi con il direttore sportivo di allora lo portarono alle dimissioni anticipate a due giorni dalla fine della stagione, non leaurandosi mai di fatto campione e non gustandosi mai la qualificazione in A e il trionfo. 

Oggi mentre la Juventus scrive una pagina di storia con il colpo più controverso, discusso e clamoroso delle pagine bianconere, Deschamps sta per scriverne un’altra, ennesima rivincita personale e di un popolo. 

 

Egle Patanè