Succede, quando ti chiami Kasper Schmeichel.

Succede quando tuo padre è stato uno dei più forti portieri di sempre e di sicuro il più forte della Nazionale danese, con la quale ha conquistato l’Europeo di Svezia nel 1992: e non solo.

Peter Schmeichel è stato un’ icona inglese, forse il miglior numero uno in assoluto di tutta la storia della Premier League. Leader carismatico che ha sempre tenuto testa persino al grande Alex Ferguson, ha  scritto pagine di storia con il Manchester United e ha lasciato un tale segno da essere insignito quale Membro dell’Ordine dell’ Impero Britannico.

Il sangue non è acqua, non in questi casi. Nella famiglia Schmeichel è talento che trasuda di padre in figlio e regala le emozioni alle quali abbiamo assistito durante l’ottavo di finale tra Croazia e Danimarca: una partita che resterà negli annali del calcio danese, ancora una volta per le gesta di un numero uno, ancora una volta per le gesta di uno Schmeichel.

Che forse non potrà vantare una carriera ricca e gloriosa come quella di suo padre, ma che sicuramente non è inferiore in quanto a grinta, coraggio e senso della posizione. Sicuramente – ed era palese – ha reso felice e orgoglioso il suo ‘vecchio’.

Il  rigore neutralizzato a Modric nel secondo tempo supplementare – frutto non tanto di un errore del ‘gigante’ croato come è stato detto, quanto proprio del fine intuito dell’estremo difensore danese – è l’apice emotivo di tutta la gara. Quasi un passaggio obbligato di consegne da un Numero Uno all’ altro, con Kasper che blocca la palla con tutto il proprio corpo e Peter che  urla la liberazione di entrambi: in un solo fiato la gioia di padre, figlio e un’ intera Nazione.

E la cavalcata continua ai tiri dagli undici metri finali: quando la stoffa del Campione continua a emergere e avrebbe sicuramente trascinato la Danimarca a uno storico quarto di finale Mondiale, se non fosse stato per un superlativo Subasic – antagonista diretto e altro Numero Uno di classe – che gli ruba la scena per una parata, decisiva, in più. La Croazia raggiunge la Russia ma  non ci sono sconfitti, in verità: la Danimarca merita la stessa gloria dei vincitori.

Per Kasper è una serata che difficilmente dimenticherà. Tutta una vita vissuta come “lui è il figlio di Peter”, a cercare di essere all’altezza di un monumento del calcio: “Avere un padre del genere non mi ha aiutato, anzi forse è il contrario”, ha detto una volta.

Un rapporto complesso, dove l’ amore tra padre e figlio rischia ogni volta di essere contaminato da una sorta di competizione sottile, forse normale forse no, ma logorante nel tempo. 

(immagine ultimo uomo)

In Russia tutto questo non c’è stato. C’è stata solo la suprema prestazione di un grande Numero Uno, e il suo più grande tifoso in prima linea a applaudirlo: “Sono assolutamente fiero e orgoglioso di mio figlio e della mia Nazionale”.

Buon sangue non mente mai!

Daniela Russo

(immagine copertina ultimo uomo)