Il video della vigilia pubblicato dalla Juventus sul proprio sito non lascia spazio a molte interpretazioni. Se non una sola: it’s time to Cardiff. E’ tempo di andare a Cardiff. Cardiff, la città della finale di Champions League 2016-2017. 90 minuti separano i bianconeri dalla seconda finale europea in tre anni: in attesa di partire per il Galles, ora è tempo di Juventus-Monaco.

Allo Stadium va in scena il ritorno della semifinale tra Allegri e i francesi di Jardim. Una settimana fa a Montecarlo era finita 2-0 per i quasi Campioni d’Italia grazie a una doppietta di Gonzalo Higuain, dunque a Buffon e compagni basterebbe anche solo un pareggio (ma addirittura potrebbero perdere1-0 o 2-1) per strappare il pass per la finale.

E a proposito della gara d’andata, in quella del ritorno Allegri conferma lo stesso 11 che era uscito indenne dallo stadio Louis II. Ancora riunita, quindi, la BBC con Barzagli, Bonucci e Chiellini che formeranno il tridente di difesa, Pjanic e Khedira (unico novità rispetto a Montecarlo quando in campo c’era Marchisio) in mezzo e Alex Sandro e Dani Alves sulle fasce. Davanti, neanche a dirlo, Dybala e Mandzukic alle spalle di Higuain. Partirà dunque dalla panchina Juan Cuadrado, che con ogni probabilità sarà l’asso nella manica del secondo tempo.

I due precedenti europei tra Juventus e Monaco fanno ben sperare i tifosi juventini: i bianconeri, infatti, hanno vinto entrambi i precedenti incroci. Nella Champions 1997-98, l’allora squadra di Lippi affrontò i monegaschi ancora in semifinale e finì 4-1 per Del Piero e compagni. Precedente più recente, invece, quello di due anni fa quando Allegri si impose per 1-0 ai quarti di finale sempre di Champions, che poi vide la Juve andare in finale contro il Barcellona.
Insomma, questa volta anche la storia è dalla parte della Juventus.

Ma nell’ambiente juventino la sfida contro la squadra di Jardim è ormai vista solo come un lasciapassare per quella del 3 giugno, quando sotto il cielo di Cardiff si giocherà la finale di Champions. L’idea di non arrivarci non è neanche presa in considerazione.

Così come, però, quella di non alzarla una volta per tutte quella maledetta coppa dalle grandi orecchie.

Paola Moro