Quando conduci un match per tre a zero sullo scadere del primo tempo, ti metti ancora più comodo e ti godi la partita della tua squadra con divertimento e serenità, certo di un risultato già acquisito e forse con un discreto margine di miglioramento…

A Roma no.

Quando la Roma conduce una partita con un bel passivo, il tifoso è preparato: ha ormai acquisito nel suo patrimonio genetico quella rassegnazione mista ad ansia che solo un altro tifoso giallorosso può comprendere.

Cambiano le società, i giocatori, i tecnici, gli staff, ma la mentalità del giocatore romanista resta tale: “ Nei secoli fedele…”, cit.

Umorismo a parte, la rimonta di Bergamo era abbastanza prevedibile. Un primo tempo brillante per gli uomini di Di Francesco, non senza qualche ombra che già faceva presagire che nulla sarebbe andato troppo liscio: mancano alcuni titolari ed i rincalzi non sono sempre all’altezza, benchè in questa Roma si faccia già fatica a creare un gruppo credibile e di sostanza…  anche con le prime scelte.

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Dzeko si dimosta in ogni occasione un gran trascinatore, forza fisica e grande carisma per un ragazzo che si mette sempre a disposizione della squadra, non cerca la giocata, ma la costruisce e la aspetta creando le condizioni per fare male.

Prima Zaniolo, poi N’Zonzi, assist con stop di petto il primo e cross lungo per il secondo, lui? Lui prende e insacca, sua la doppietta che porta già alla mezz’ora la Roma in doppio vantaggio. Un 4-2-3-1 che punta sulla dinamicità dei giovani: un’ottima riconferma anche per El Shaarawy autore del terzo gol e costanza di gioco e di intenti per il giovane Zaniolo che diventa, in alcuni momenti, uomo a tutto campo. Prima in difesa, poi risponde a centrocampo per trovarsi oggi come sponda sicura per i compagni, un crescendo di qualità che vorrebbero essere ancora più esaltate ma senza troppo clamore.

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Torna Pellegrini a intermittenza, una prova un po’ sottotono ma mai troppo negativa, efficace anche l’intesa con Karsdorp che sulla fascia destra regala velocità e qualità. Regge finchè può nel filtro obbligato a centrocampo, coadiuvato da Cristante e N’Zonzi che tengono alta la difesa nel primo tempo, corre indietro insieme ai compagni creando superiorità numerca e chiudendo spazi ad una Dea un po’ ferita, ma molto arrabbiata.
Il passo della Roma, pur conducendo la partita per tutto il primo tempo, viene regolato da questa osmosi che vede nei raddoppi in difesa una chiave interpretativa interessante: il 4-4-2 che ne deriva aiuta i giallorossi nell’intento di creare forte pressione sul trio Gomez, Ilicic, Zapata che tentano l’avvicinamento senza trovare soddisfazione.

Ma è nella ripresa che questo schema così elaborato perde di intensità, la Roma perde benzina nelle gambe ed i meccanismi innescati nel primo tempo stentato a riconfigurarsi. L’Atalanta si allunga ed il 3-4-3 di Gasperini gira che è una bellezza, la difesa della Roma perde gli alfieri decisivi: si apre e Manolas e Kolarov non riescono più a coprire le mancanze di un Marcano troppo debole fisicamente e tatticamente. Così nel tentativo di chiudere una falla, lasciano scoperto un altro “buco” ed i nerazzurri approfittano del rilassamento degli ospiti per ferire la Roma.
Sul 2-3 è l’Atalanta a crederci di più, schiaccia gli avversari nella propria metà campo e disinnesca qualsiasi tentativo di contropiede, anticipando le ripartenze ed aggredendo in profondità.

Di Francesco cavalca l’onda emotiva e cerca di dare freschezza ed estro davanti, inserendo Kluivert e una più decisa copertura in difesa: un Karsdorp ormai stremato sostituito da un Fazio più determinato. L’olandese è però troppo concentrato su se stesso per mettersi a disposizione della squadra: invece di creare gioco, comincia a pasticciare irrimediabilmente, risultando anche fin troppo pesante.
Piena responsabilità nel rigore concesso alla Dea, paga lo scotto di una squadra nervosa ma non può permettersi certe libertà.

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La Roma chiude sul 3-3 il match di Bergamo, tra forti polemiche e grande rammarico.

Tante le responsabilità, ma gran merito ad un Gasperini che ha saputo aspettare e motivare la squadra, contando sul supporto di Castagne e Hatober  pericolosi quando il tridente offensivo non riusciva a sfondare. Da ricordare il caro vecchio gol dell’ex Toloj, una perla che i giallorossi non smettono si appuntare sul taccuino delle meteore spase per il mondo.

Riflessione breve e concisa, mercoledì occorre vincere.

 

Laura Tarani