Ha allenato tra i più grandi club europei, si è sempre reso protagonista di controversie, gesti e battute che resteranno nella storia del calcio, ha sempre fatto parlare di sé forse sempre più che delle sue squadre.

Torna la Champions League e, quando si tratta della massima competizione europea, non si può non pensare a Josè Mourinho. L’allenatore portoghese stasera affronterà la Juventus all’Old Trafford con il suo Manchester United. Potremmo definirlo l’uomo “delle vittorie incredibili”, Mourinho. Sì, perché il portoghese tra tutte le squadre che ha allenato, ha alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie con le due meno blasonate e più imprevedibili: Porto e Inter. Niente Real Madrid, niente Chelsea, niente Manchester.

La prima Champions la vince a soli 41 anni, nel 2004, sulla panchina del Porto. Era un’edizione ben lontana da quelle a cui siamo stati abituati negli ultimi anni: non c’era il Barcellona, ma squadre come Celta Vigo e Real Sociedad, il Real Madrid eliminato ai quarti, Juve agli ottavi e le due semifinali erano Porto-Deportivo e Chelsea-Monaco. La finale – del tutto inaspettata – sarà tra i portoghesi e i francesi, che verranno sconfitti 3-0 dalla squadra di Mourinho. E’ allora che nasce il mito di Josè, l’uomo capace di vincere la Champions con una squadra non stellata come poteva essere il Real o il Milan. Ma forse, era proprio questa la sua specialità.

Gli anni successivi sulla panchina del Chelsea non portano alla vittoria della coppa dalle grandi orecchie: gli inglesi in tre anni non arrivano mai neanche in finale e per Mourinho è tempo di cambiare aria. E’ tempo di scrivere la storia sulla panchina dell’Inter.

A Milano, Mourinho vince lo scudetto al primo anno e al terzo alza al cielo la coppa più importante: la Champions. Il tecnico portoghese, infatti, guida i nerazzurri alla vittoria della ex Coppa dei Campioni, 45 anni dopo l’ultimo successo, grazie al 2-0 sul Bayern Monaco nella finale di Madrid. Con quest’ultimo successo il tecnico portoghese diventa il terzo allenatore, dopo Ernst Happel e Ottmar Hitzfeld, a vincere due Champions League con due club diversi, e il secondo a raggiungere la semifinale con tre compagini diverse (come Louis van Gaal, il terzo se si comprende Ernst Happel nella Coppa dei Campioni). La formazione nerazzurra era decisamente più attrezzata e forte di quella del Porto, con cui Mourinho aveva vinto 6 anni prima, ma anche questa volta il tecnico portoghese non partiva da favorito. Agli ottavi di finale, l’Inter elimina proprio il Chelsea ex di Mourinho, ai quarti il CSKA Mosca e in semifinale il Barcellona.

Quella del 2010 è stata l’ultima Champions vinta, avendo poi fallito i tentativi con il Real Madrid e di nuovo col Chelsea. Sulla panchina dello United ha vinto l’Europa League alla prima occasione e l’anno successivo viene eliminato agli ottavi di Champions contro il Siviglia.

Insomma, il quesito è: le due vittorie sono un caso isolato o sulle panchine di Chelsea e Real è stata solo sfortuna?

La sua storia di “odi et amo” con la Champions non è ancora finita e quest’anno ci vuole riprovare. Ancora una volta, la sua squadra non è la favorita alla vittoria finale e forse è questa la cosa che lo stimola e lo fa scattare. Chissà, dunque, se riuscirà a stupire di nuovo tutti…

Paola Moro