Josè Mourinho è sempre sotto i riflettori, nel bene e nel male. Eravamo abituati a sentirne parlare per le sue vittorie, ma questa volta è diverso. Ha suscitato molto scalpore la notizia del suo esonero di ieri pomeriggio, quando ha rescisso consensualmente il suo contratto che lo legava al Chelsea dopo la sconfitta contro il Leicester di Ranieri. I Blues hanno faticato per tutta la prima parte di stagione ed è sembrata una squadra irriconoscibile rispetto a quella dell’anno scorso. “Ho dato tutto me stesso“, ha dichiarato Mou dopo l’esonero. E adesso? Dove andrà ad allenare lo “Special One”? Se lo chiedono in molti e nelle ultime ore sono circolate diverse voci sull’allenatore portoghese, che potrebbe trovare subito una squadra. Per lui si è parlato di Premier League, ma anche di Italia. Secondo il regolamento della Figc, un tecnico che ha allenato all’estero può approdare in un club italiano nel corso della stessa stagione.

Un’idea che potrebbe diventare realtà nel caso in cui saltasse una panchina importante di Serie A, è quella di avere Mourinho alla guida della squadra. Ci sta pensando il Milan, la cui situazione è ormai critica. Berlusconi non sopporta più Mihajlovic ed è quasi certo che presto lo manderà via benché abbia vinto a Genova e abbia passato il turno di Coppa Italia. Per di tecnico portoghese e Galliani hanno un rapporto di stima reciproca da anni.

Sembrerebbe scontato allora, ma non è così per alcune ragioni, vi spieghiamo quali:

Mourinho è una bandiera dell’Inter, ne è tifoso, è entrato nella storia nerazzurra e riproporlo dall’altra parte di Milano sembra impossibile. Come dimenticare le sue dichiarazioni in merito a un eventuale passaggio alla sponda rossonera: “Non potrei mai allenare il Milan”?

Un’altra ragione è di tipo economico. Lo Special One costa moltissimo e il club rossonero ha già a libro paga tre tecnici, Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic. Abituato a stravincere, è improbabile che possa rimettersi in gioco in una squadra che non punta in alto.

Infine, il Milan non potrebbe mai affidarsi, in un momento tanto delicato e con i tifosi sul piede di guerra, a un allenatore così mal visto dalla sua gente.

Un affare troppo “folle” per essere vero, dunque. Ma il calcio è matto e noi siamo ormai abituati a tutto.

Barbara Roviello Ghiringhelli