L’allenatore Ottmar Hitzfeld lo definì: “un animale da gol che non vuole mai riposare”. Mentre per i tifosi del Bayer Monaco – ma anche per gli italiani –  era invece il “NUMERO UNO”: tutto questo è Luca Toni.

Nato in provincia di Modena il 26 maggio 1977, inizia a muovere i primi passi nel mondo del calcio nella provincia  emiliana.

Dopo una prima stagione alle Officine Meccaniche Frignanesi, da giovanissimo si unisce alle giovanili del Modena, squadra con la quale esordirà in serie C1. Passerà poi, in compartecipazione, al neopromosso Empoli in Serie B.

Dopo i primi gol tra i grandi verrà riscattato dai toscani e nel 1997 passa in prestito al Fiorenzuola tornando in Serie C1, giocando 26 partite e segnando 2 gol. Rientrato, poi, all’Empoli si trasferisce alla Lodigiani in C1 e poi al Treviso.

Arriva poi l’occasione importante: l’esordio in Serie A, nel neopromosso Vicenza durante la stagione 2000-2001, all’età di 23 anni. Nell’estate seguente si trasferisce al Brescia disputando una buona prima stagione, mentre  durante la seconda si ferma a due reti e affronta un lungo stop per infortunio.

Nel giugno 2003 verrà acquistato dal Palermo in Serie B, torneo del quale diventa capocannoniere con 30 gol in 45 partite.

La stagione seguente veste sempre il rosanero ma in Serie A, segnando 20 gol in 35 partite garantisce ai siciliani la conquista del 6° posto in classifica.

Durante questa stagione riesce, inoltre, a garantirsi un posto in Nazionale.

Nel 2005 passa dal Palermo ai Viola, una delle stagioni più brillanti per Luca Toni che segna per la prima volta con la Fiorentina già all’esordio.

A fine stagione è capocannoniere con 31 gol e diventa il primo italiano in assoluto a vincere la Scarpa d’Oro.

Le due stagioni in viola gli valgono l’acquisto del Bayern Monaco per 11 milioni di euro: il 30 maggio 2007 si trasferisce per la prima volta fuori dall’Italia.  

Toni si innamora ben presto della città tedesca, amore corrisposto da parte dei tifosi come testimonia la canzone di Knop:

Sono stato tanto amato in Germania, ricordo ancora la canzoncina che mi dedicò un ragazzo tedesco diventata famosa in tutto il mondo. Il Bayern è una società fantastica”.

L’esordio in Bundesliga avviene l’11 agosto, in cui va a segno subito, al 13’, per iniziare al meglio l’avventura tedesca. Anche nelle coppe europee si rivelerà essenziale, una sorta di jolly per il Bayer Monaco.

Il 19 aprile 2008 sarà proprio una doppietta di Toni a garantire un posto per la finale di Coppa di Germania al Bayern. Il 4 maggio il Bayer Monaco diventa campione di Germania e Toni si laurea come capocannoniere della Bundesliga con 24 gol e della Coppa Uefa con 10.

Come in tutte le belle storie anche nel racconto e nel ricordo della Germania troviamo un “cattivo”, l’allenatore Louis Van Gaal, con il quale Luca Toni ha avuto un rapporto conflittuale:

“Ho avuto delle incomprensioni con Van Gaal. Per poco non venivamo alle mani”.

Problemi confermati anche dall’allenatore:

“Gli tirai le orecchie. A colazione bighellonava troppo. Era irrispettoso nei miei confronti e nei confronti dei compagni. Cose così in una squadra non sono accettabili. Per me c’è una regola inviolabile: la squadra è più importante dell’individuo”.

Nonostante ciò Toni era ben visto a Monaco, dove veniva per l’appunto definito “il Numero Uno”. A causa di alcuni problemi e del rapporto con Van Gaal, l’attaccante fa ritorno in Italia: ad accoglierlo è la Roma che trova un accordo con il Bayern Monaco per un prestito gratuito.

In giallorosso collezionerà 15 presenze e 5 gol. A fine stagione rientra a Monaco dove con la società risolve consensualmente il suo contratto.

Torna quindi definitivamente in Italia, acquistato dal Genoa. Non una delle sue stagioni migliori però, viene contestato dal pubblico genoano e il presidente del Genoa Enrico Preziosi dichiara:

“Un voto a Toni? 3. Come i gol fatti in campionato”.

Nell’inverno 2011 approda in bianconero, dove mette a segno il 100esimo gol in serie A: chiude la seconda parte di stagione con 14 presenze e 2 reti in campionato e una presenza in Coppa Italia per un totale di 15 presenze e 2 gol. La stagione successiva, non rientrando nei piani dell’allenatore Antonio Conte, viene relegato ai margini della squadra.

Torna a giocare all’estero, all’ Al Nasr di  Dubai, ma a fine stagione rescinde consensualmente il contratto con la squadra araba. Rimane quindi svincolato ma l’ultimo giorno di mercato –  il 31 agosto 2012 –  trova un accordo con la Fiorentina, con la quale firma un contratto annuale.

La seconda esperienza viola conterà un totale di 27 presenze in campionato e 8 reti.

La stagione seguente, la sua ultima la disputa a Verona con  l’Hellas: il 14 dicembre 2014 disputa la sua trecentesima partita in A, segnando contro l’Udinese il 300esimo gol da professionista.

Alla fine della stagione 2014/2015 – all’età di 38 anni –  diventa capocannoniere della Serie A con 22 reti in 38 partite, risultando il primo giocatore nell’Hellas a riuscire nell’impresa, oltre che il più longevo.

La stagione seguente sarà l’ultima della carriera e si concluderà con una partita vinta 2-1 contro la Juventus: Toni segnò un rigore, il suo 157esimo  gol nel campionato italiano.

 

Nel cuore degli italiani Luca Toni entra definitivamente nell’estate 2006, vincendo il titolo mondiale con la maglia azzurra.

I momenti più belli della sua carriera? Per Luca, “il numero uno” non ci sono dubbi:

Il Bayern rappresenta il punto più alto della mia carriera. E Monaco è una città incredibile, è la città tedesca più italiana che ci sia. Quando ci vado mi sento sempre a casa.

Oltre che il Mondiale vinto nel 2006 la Nazionale è questa per Luca:

“Magico giocare per l’Italia, era il mio sogno, lo è per tutti. Sentire l’inno ti carica, difficile descrivere esattamente cos’è la maglia azzurra. Si lavora sempre per arrivare a giocare le partite più importante. L’esultanza non è altro che lo sfogo di tutto il lavoro che c’è dietro a un gol”.

 

E aggiunge:

La notte più bella della mia vita? Quella di Berlino, quando abbiamo alzato la Coppa del Mondo, nel 2006. Ho dormito poco, è stata una notte magica, fantastica, se ci ripenso ho i brividi. Ricordo ancora la coppa illuminata, è stata la cosa che mi è rimasta in testa.

 

Un segno distintivo di Toni è l’esultanza, ha raccontato, di recente ha svelato al sito della Lega Calcio, da dove arriva l’idea:

“Ero a Palermo, a cena con Zamparini e altre persone e un ragazzo fece quel gesto per farmi notare una bella cosa che aveva appena detto. Io dissi che avrei fatto quel gesto la domenica se avessi segnato. Poi è diventata una scaramanzia e me lo sono portato dietro. Mi fa piacere vedere anche tanti bambini che mi riconoscono per questa esultanza”.

Dopo Mondiale, Scarpa d’Oro e tanti gol, Toni ha appeso gli scarpini al chiodo. Adesso è dirigente e opinionista, ma per lui:

La cosa che conta, ora, è essere un buon padre.

Michela Asti