José Altafini, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ammette senza problemi e senza piangersi addosso di lavorare ancora oggi per integrare la pensione sociale; l’ex campione di Milan, Napoli e Juventus, oggi ottantenne, fa il promoter di campi in erba sintetica

(Immagine tratta da Wikipedia)

Bisogna sempre lavorare a questo mondo, chi si ferma è perduto“.

Una dichiarazione folgorante di un pimpante ottantenne promoter di un’azienda che commercializza campi in erba sintetica per il calcio, un ottantenne particolare che su campi simili, solo meno moderni, ci ha costruito una carriera.

Il promoter in questione è l’ex campione di Milan, Napoli e Juventus Josè Altafini che in questi giorni ha fatto parlare di se per un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nella quale racconta di lavorare ancora, avendo a disposizione una pensione sociale di 700 euro mensili.

Che l‘ex centravanti non abbia mai pensato troppo ai soldi, a fare insomma la formica anziché la cicala, lo si può ben immaginare dalla vita che ha condotto, improntata sicuramente più all’allegria e al divertimento che al risparmio economico.

Anche adesso ironizza sulla faccenda quando afferma che è tornato alle origini, quelle di un ragazzino scalzo tra le strade polverose brasiliane, ma aggiunge che almeno le scarpe adesso le ha.

Quando un uomo vive senza mai pensare ai soldi, i soldi non li fa – si legge nell’intervista – ed io ho vissuto così. Pensavo solo a divertirmi, in campo e fuori, senza tanti calcoli. Ai miei tempi i calciatori non facevano i miliardi e nel mio caso ancora meno perché non avevo quel tipo di testa. Ma non sono invidioso dei miliardari; anche adesso non riesco a chiedere soldi, faccio fatica a dire quanto voglio di cachet per partecipare ad un evento. E così ho un cachet bassissimo“.

Altafini del resto ha sempre pensato al calcio come una poesia più che come uno sport e si sa che i poeti si affaccendano con le emozioni e difficilmente con i calcoli…

Il neo promoter pare perfettamente a suo agio nel ruolo di oggi, umore sempre alle stelle e spirito giovane  di uno che nella vita si è adattato, prima del successo, a fare il barbiere, l’operaio, il macellaio, il meccanico.

La sua intervista è stata da molti fraintesa, forse per la difficoltà di accettare che un calciatore, un privilegiato da tanti punti di vista, abbia sperperato ipotecando il suo futuro.

In tutta onestà, a differenza di molti personaggi noti che invocano vitalizi e Legge Bacchelli, bisogna dare merito ad Altafini di non piangersi addosso nell’ammettere le sue leggerezze.

E di conservare questa sua leggerezza anche quando parla della sua futura dipartita: “Voglio le mie cenere sparse nel Po, così arrivano in Polesine alle mie origini italiane”.

Così, senza pensieri.

Silvia Sanmory