Nella notte dei desideri quella dell’Inter è stata sicuramente una sconfitta che ha fatto male, perché l’Inter poteva fare di più.

Perché le occasioni ci sono state ma non sono state sfruttate. Perché la qualificazione in Champions è sempre emozionate e prestigiosa. Perché San Siro era stra colmo con 72.000 tifosi, nonostante i biglietti non fossero regalati. Perché la Curva Nord non ha mai smesso di cantare,  anche quando non c’era più speranza. 

La delusione dei nerazzurri
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Eppure l’epilogo è amaro, l’Inter scivola in Europa League.

Verdetto giusto perché la squadra è mancata sul più bello. Nel momento più difficile per i nerazzurri, Lukaku poteva segnare. Doveva, era solo davanti al portiere. E gli ha tirato addosso, commettendo così un errore fatale.

Ma a rovinare la festa nerazzurra sono stati soprattutto Perez e Fati in primis, poi il Borussia Dortmund che ha battuto lo Slavia Praga e ha potuto così festeggiare il secondo posto nel girone. Nessuno a San Siro lo sapeva, la voce girava ma a bassa bassissima voce: il tecnico nerazzurro ha richiesto espressamente agli addetti al settore di non mostrare il risultato di Borussia Dortmund- Slavia Praga sui maxi schermi dello stadio per non condizionare i suoi giocatori. 

Il Barcellona si è presentato a Milano sprovvisto di Messi e Piquè e con Suarez, Busquets e Tre Stegen in panchina. Ci possono essere rimpianti per le (più) occasioni non sfruttate ma non si può condannare una squadra che si è dovuta inchinare alla qualità del Barcellona. La squadra catalana ha dominato con il 63% di possesso palla.

Si è parlato sui social di “Primavera del Barcellona” di “Barcellona B”, eppure la squadra spagnola che è scesa in campo ieri sera al Meazza, seppur piena di riserve, ha un valore economico tre volte superiore a quella dell’Inter.

È questo il bello della Champions League: mettersi alla prova con i migliori avversari del calcio. La squadra di Valverde è venuta a Milano per vincere, nonostante fosse già qualificata agli ottavi di Champions, si è presentata con il coltello fra i denti anche se non c’era bisogno.

Perché questa è la mentalità delle grandi squadre e dei grandi atleti. Dare il massimo anche quando hai già raggiunto il risultato.

I presupposti c’erano ma l’Inter ha sbagliato tanto ieri sera, soprattutto Lukaku sotto la porta e ha sbagliato ancora di più all’esordio per il pareggio con lo Slavia Praga. Quello forse è l’errore più grande. Da questa sconfitta si può solo ripartire.

L’ha detto anche il tecnico nerazzurro nel post partita:

“In questo momento c’è delusione, ma ho detto ai miei che bisogna alzare la testa e ripartire, stiamo facendo cose importanti in un momento difficile. Il calcio è semplice: devi buttarla dentro e vinci le partite, altrimenti diventa complicato. Le occasioni per vincere le abbiamo avute, anche importanti. Ci è mancato quel pizzico di cinismo e precisione per concretizzare. Il 2-1 nel finale ci ha ammazzato, nel momento di massimo sforzo nostro. Le immagini del gol di Fati fanno male, è il gol che ci ha tagliato le gambe e ucciso sotto tutti i punti di vista: stavamo creando e spingendo”,

ha detto Antonio Conte.

Ma la domanda più giusta da porsi è: questa Inter valeva gli ottavi di Champions?

Inter, ora testa al campionato. Per ripartire.
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Una cosa è certa e oggettiva: Antonio Conte non è stato chiamato a Milano per vincere la Champions in un anno. È un’impresa che non era neanche nei suoi piani, almeno quest’anno. L’Inter match dopo match, con i tanti infortunati, arranca eppure è prima in campionato. Non va elogiata quando vince. Non va fischiata o giustificata quando perde. Ora si pensa solo al Campionato, la sconfitta di ieri sera fa male ma non può far altro che bene. Imparare dai fallimenti. Fare di necessità, virtù. Per ripartire.

Sara Montanelli