Parliamo innanzitutto del tuo passato. Toglici una curiosità, perché il calcio? Quando è nata la tua passione per questo sport?

Credo sia una passione nata e cresciuta con me. Da piccola andavo sempre in giro con un pallone tra i piedi, addirittura ci andavo a fare la spesa. Nel quartiere ero conosciuta come “la ragazza con il pallone”. Sta di fatto che non uscivo mai senza! Forse ho visto troppe puntate di Holly e Benji! Per assurdo nella mia città (Rieti) non esistevano scuole calcio femminili, e non ero neanche a conoscenza della possibilità di poter giocare con i maschietti. 

Amante di tutti gli sport, dopo 10 anni di pallavolo, non ho mai smesso di coltivare il sogno di giocare a calcio e alla fine, il vero amore ha trionfato!


Ti ricordi un momento particolare in cui hai detto: questo è quello che voglio fare nella vita?

Probabilmente ogni giorno, a ogni allenamento, a ogni partita. Ma se dovessi scegliere un momento preciso, riassumerei tutto con un pensiero della scorsa estate. Ero al concerto di Jovanotti, mi trovavo li perché le ragazze che alleno mi avevano “regalato” la possibilità di andarci e conoscerlo. Una sua canzone dice “è questa la vita che sognavo da bambino”: ascoltando queste parole, pensando a quanto il calcio – insegnato e giocato – mi stava dando, mi sono detta : “Sì, è proprio questa”.

Il mondo del pallone è tendenzialmente maschile. Pensi che la figura della donna sia sottovalutata? 

Sottovalutata forse non è il termine adatto. È la nostra cultura a essere sopravvalutata! In Italia tutto, troppo, ruota intorno al calcio “maschile”, media, sponsor, soldi e scommesse. La donna non dovrebbe essere PARAGONATA  agli uomini, ma considerata nella sua specificità. Nella sua bellezza, purezza. Sfido io a trovare uomini pronti a fare gli stessi sacrifici che facciamo noi per coltivare un sogno! In America il calcio è uno sport femminile, in altri paesi europei la realtà del calcio femminile sta crescendo in maniera esponenziale, in Italia, siamo quasi accecati dai riflettori sul maschile, che con la “scusa” di sottovalutare le donne, sottovalutiamo solo il nostro progresso culturale!

Hai mai subito discriminazioni a riguardo? E in famiglia? Come hanno preso la tua decisione di seguire questa strada?

Il “pregiudizio” è un giudizio senza conoscenza, e cosi, anche le discriminazioni lo sono. Fortunatamente, a livello personale non ne ho mai subite, perché basta conoscerci un po’ per capire che non ce ne sarebbe motivo, l’unica e più grande discriminazione riguarda l’intero movimento, ed è quella di considerare DILETTANTI anche le ragazze della Nazionale e della serie A! In quanto a impegno, dedizione, sacrificio, siamo vere professioniste; purtroppo però alla società fa comodo definirci ancora dilettanti.

Tutto quello che ho potuto vivere, calcisticamente parlando, lo devo completamente alla mia famiglia. Mi ha visto felice, ha visto che non c’era poi niente di alieno in me, solo una grande passione per uno sport. Ha condiviso le mie gioie e scelte sempre facendo dei sacrifici ma con il sorriso, perché sanno che sto vivendo “la vita che sognavo da bambina”!

Chi è il tuo più grande tifoso? 

Ho una curva fatta da mamma capo ultras, papà che conserva ogni articolo di giornale che parla di me e mio fratello che è il più grande di tutti! 

Calciatrice-allenatrice: due aggettivi per descrivere i tuoi ruoli…

INNAMORATA-INNAMORATA… e carismatica. Non me ne vengono altri, ci metto il cuore in entrambi i ruoli, con i miei limiti e difetti, ma, sicuramente, con tutta me stessa!

Progetti per il futuro?

Continuare a seminare e coltivare questo UNICO GRANDE AMORE per poi raccogliere, difendendo ed onorando il nome della ROMA CALCIO FEMMINILE, una grande società con una grande storia, che “è nata grande, e grande ha da restà”!

Eleonora Tesconi