Enzo Amapane è stato un dirigente della Juventus la cui funzione speciale era quella di prendersi cura dei giocatori 

Il calcio non è più quello di una volta, si è evoluto…
Le società come la Juventus, una volta gestivano con un occhio particolare i giocatori, a partire dai più giovani.

Enzo Amapane era prima di tutto un signore dalla rara educazione, intelligenza ed umiltà. Amava la Juventus al di sopra di ogni cosa ed è stato tra gli accompagnatori della squadra tra i più presenti, attivi e altresì discreti.

Amapane incontra la Juventus nel 1956 e per qualche anno, nel dopo guerra, indossò la maglia bianconera, senza arrivare, però, in prima squadra.

L’amore per i colori bianconeri è stato qualcosa andato oltre ad una semplice passione.

Divenne in poco tempo il braccio destro di Umberto Agnelli, a quei tempi Presidente del Club.

Assunse ruoli alla Sai e alla Fiat, ma mai rinunciò a stare vicino alla Juventus che viveva quotidianamente.

Amapane era amico di tutti i giocatori ai quali risolveva ogni genere di problema.
La squadra sapeva di poter contare su di lui per qualunque cosa.

Non esistevano i procuratori.
Si  mediava tra i giocatori e la dirigenza.

Stipulare un contratto era facile, tanti inghippi non esistevano.

Amapane si vedeva poco, ma ne percepivano la presenza.
La sua porta era sempre aperta.  

Spesso i ragazzi più promettenti venivano prelevati dai ceti più poveri, tolti dalla strada e spesso anche dalla miseria.

Si trattava di giovani tra i 14 e i 18 anni dal difficile controllo. Sistemati in affittacamere di fiducia, i doveri scolastici alla fine venivano meno e la lista dei bocciati era la maggioranza.

Così, al venticinquenne Umberto Agnelli, venne l’idea di inaugurare un Pensionato, situato in Via Susa a Torino. 

I ragazzini vennero affidati alle cure e al controllo della Baronessa Tilde Console Quarelli che assunse il ruolo di un vero “comandante”.

I quaranta ragazzi del Pensionato, dovevano rispettare regole ferree: si mangiava sempre alla stessa ora, idem dormire e risvegliarsi. Ai ragazzi si insegnava la disciplina e le regole del vivere in comunità.

Ma la figura veramente innovativa era quella di Emanuele Loro. Un giovane laureato con lode, che assunse il ruolo di responsabile della formazione scolastica. Seguiva  il percorso formativo di ogni singolo allievo-atleta fornendo assistenza scolastica a chi ne aveva bisogno e informando i genitori dell’andamento dell’intero l’anno.

Umberto Agnelli, considerato ai tempi un “modernizzatore”, espresse quanto fosse di importanza sociale fornire un’alternativa a quei ragazzi che non tutti sarebbero divenuti grandi Campioni.

Garantire un’istruzione, significava offrire un’altra possibilità ai ragazzi.

Questi principi sembrano appartenere alla preistoria. Oggi un calciatore difficilmente proviene da situazioni difficili. La maggioranza è seguita dalle famiglie, alcune delle quali assumono un procuratore che ne tutela gli interessi. Il giocatore giovane è più  conscio delle proprie possibilità.

Eppure di una figura come quella di Enzo Amapane, sebbene obsoleta, ce ne sarebbe bisogno ancora. 

I procuratori tendono a trattare il loro assistito come un prodotto da vendere traendone il massimo profitto. Senza tenere conto delle effettive potenzialità prestazionali e psicologiche del ragazzo.

Tuttavia gli emolumenti anche dei giocatori meno prestigiosi sono cambiati in meglio.

Con una buona strategia di investimento e un po’ di fortuna la fine carriera non è poi  così critica per nessun giocatore di valore minore.

Enzo Amapane ci lasciò a 59 anni dopo una lunga malattia, il 14 dicembre del 1984. Se ne andò senza disturbare, con quella discrezione che caratterizzò la sua vita.

 

Cinzia Fresia