LA VICENDA – Qualche ora prima dell’inizio della finale di Coppa Italia, Fiorentina-Napoli del 3 maggio 2014, un corteo di tifosi napoletani percorre viale di Tor di Quinto in direzione dello stadio Olimpico, scortato dalla polizia. All’improvviso, vengono sparati sette colpi di pistola e tre ultrà napoletani cadono a terra. Immediatamente la situazione degenera: migliaia di persone incappucciate aggrediscono le forze di polizia distruggendo due auto e un blindato. A terra rimane Ciro Esposito, tifoso napoletano di 31 anni, le cui condizioni appaiono subito gravissime. Cadono su Daniele De Santis, ultrà giallorosso,  i sospetti di aver sparato al tifoso azzurro.

Nonostante gli scontri la finale si gioca, tempestata da grosse polemiche per la trattativa tra la polizia e i tifosi del Napoli, tra cui Genny a’ Carogna, con addosso la maglietta “Speziale libero” (Speziale è l’ultrà del Catania condannato per l’assassinio dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti durante il derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007).  Ciro Esposito muore dopo 50 giorni di agonia nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale Gemelli di Roma, dove era ricoverato. Le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate dopo svariati interventi chirurgici che avevano fatto sperare in un miglioramento. Cosciente quasi fino all’ultimo, era poi entrato in coma irreversibile. Esposito è morto per una insufficienza multi-organo non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali.

IL PROCESSO – Il 14 Aprile 2016 l’ex ultrà giallorosso Daniele De Santis ha risposto alle domande del pm fornendo la sua versione di quanto accaduto in occasione della finale di Coppa Italia di due anni fa. «Ho esploso io i colpi di pistola – ha detto – ma quell’arma non l’ho portata io, ma ce l’aveva un tifoso del Napoli, non però appartenente al gruppo di cui faceva parte Esposito. Ricordo di avere cercato di chiudere il cancello del Ciak Club, ma di non esserci riuscito e di essere stato aggredito da un gruppo di napoletani che mi hanno ferito ad una gamba – ha poi continuato – nel corso della colluttazione sono stato colpito alla testa dal calcio della pistola che però sono riuscito a strappare dalle mani di chi la possedeva; ricordo che era una persona dal fisico corpulento ed ho esploso dei colpi, ma non ricordo neanche quanti».

Per l’avvocato Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito, quella di De Santis è «una deposizione contraddittoria non credibile che rappresenta un’ulteriore grande prova della sua colpevolezza. Auspichiamo – conclude Pisani – che il pubblico ministero chieda ed ottenga la condanna all’ergastolo, perché la massima punizione del colpevole sarà unico modo per rendere giustizia alla memoria di Ciro e alla sua famiglia». Incalzato dalle domande del pm e poi da quelle dei difensori della famiglia Esposito, De Santis ha confermato di avere sparato lui quattro-cinque colpi di pistola, dichiarando che si trovava sul posto perché voleva far spostare i bus dalla strada. «Con i suoi tentativi di smentita – osserva l’avvocato Angelo Pisani – l’imputato ha di fatto confermato la verità processuale e la verità dei fatti, già peraltro emersa con tutta evidenza dai video e dalla ricostruzione di quanto accaduto. Una deposizione contraddittoria, quella di De Santis, non credibile, che a mio giudizio rappresenta un’ulteriore  grande prova della sua colpevolezza».

VIDEO – Deposizione De Santis.

 

Valeria Iuliano