Da quando il COVID 19 si è prepotentemente imposto sulle nostre vite cambiando ogni piccola cosa della nostra quotidianità, una delle domande che si pongono con frequenza gli italiani appassionati di calcio è:

“Quando riprenderà il campionato?”

Si è dibattuto tanto in questi mesi sul come e quando ma pare che ci si sia dimenticati che il mondo del calcio non è solo Serie A.

Calcio dilettantistico e Covid-19, crescono le preoccupazioni

Spesso si dimentica anche che il calcio non è solo quello maschile…

La Figc, che lavora alla ripresa del campionato, non ha fornito ancora alcuna risposta sul da farsi in merito alla Serie A femminile (che è sotto la sua egida).

Ci aspettiamo pari tutele sanitarie dei nostri colleghi uomini, che venga redatto un protocollo ad hoc perché quello dei dilettanti per noi non va bene per riprendere. E poi attendiamo le risorse per tornare ad allenarci e vivere da professioniste quali siamo…”

E’ ancora Sara Gama, capitano della Nazionale femminile a parlare a nome del movimento che fino a pochi mesi fa (prima dell’emergenza) veniva -così sembrava- sostenuto a gran voce dall’alto.

Gama, in qualità di consigliere in quota atleti per l’Assocalciatori, ha chiesto chiarezza sul da farsi.

Ancora una volta si fa portavoce delle calciatrici che, non solo attendono ancora lo status di professioniste ma si trovano ancora a reclamare il diritto di poter svolgere lo sport che amano e non per questo sono da meno degli uomini. 

Le fa eco Carolina Morace che reclama maggiore attenzione per il calcio femminile:

“Il calcio femminile vive nella discriminazione più totale.
E’ trattato secondo ciò che più fa comodo: una volta da professioniste e una volta da dilettanti, serve chiarezza!”. 

calcio femminile figc
fonte immagine: Profilo Twitter ufficiale

Gravina penserà anche a come far concludere il massimo campionato femminile?

Sono sei le giornate che mancano alla sua conclusione.
La Juventus è davanti 9 punti e seguita da Fiorentina e Milan appaiate e con una gara in meno, guarda caso, lo scontro diretto.

I nodi da sciogliere sono legati sia ai protocolli sanitari ma anche alla disponibilità di contributi da parte della Federcalcio.

I costi del protocollo sanitario sembrano insostenibili per moltissime società (si parla di circa 500mila euro) ai quali si aggiunge l’impossibilità di garantire la sicurezza delle calciatrici e dei rispettivi staff.

Nel frattempo la Fifa ha deciso di spendere un miliardo di dollari fino al 2022 e ha annunciato una collaborazione col sindacato mondiale (Fifpro) per accelerare la crescita del calcio femminile professionistico e attenuare l’impatto della pandemia.

Dall’Inghilterra The Telegraph si è apertamente schierato con le donne del calcio.
Si legge:

“Se il calcio pensa di salvare solo gli uomini e non anche le donne, allora non si salva.
L’ascesa del calcio femminile e l’umore favorevole degli ultimi anni si riveleranno un miraggio”.

https://www.telegraph.co.uk/football/2020/05/19/trying-save-mens-football-not-womens-not-really-saving-football/

Un messaggio forte e chiaro che invitiamo Gravina a raccogliere in vista del confronto che in questi giorni dovrebbe tenersi con i 12 club iscritti alla Serie A femminile.

“Non lasciatele indietro e sole”:

La data ultima per la chiusura della stagione sportiva è comunque fissata – come stabilito anche per le competizioni professionistiche maschili – al 20 agosto.

Caterina Autiero