L’ex calciatore della Serie A, Francesco Modesto, è finito in manette in seguito ad un’indagine che lo ha visto coinvolto in un’operazione contro la ‘Ndrangheta. Modesto è il genero di uno degli elementi di punta del clan che spadroneggiava su Cosenza, insieme a lui sono state arrestatealtre 13 persone.

L’inchiesta è stata diretta dal procuratore capo Nicola Gratteri insieme alla Dda di Catanzaro. La bande dei Cicero-Lanzino e dei Rango-Zingar avevano creato un sodalizio di credito parallelo che usava i fondi della cassa comune, denominata “bacinella”. Le informazioni sono state fornite dal collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese, che era in possesso del  “libro mastro” dove erano annotate le estorsioni e i prestiti dell’organizzazione. I tassi degli usurai raggiugevano anche il 30% mensili. Le informazioni fornite dal pentito sono state tutte verificate e hanno avuto riscontro positivo, anche grazie ai dettagli precisi sul sistema, sulle vittime e sui vari aguzzini.

Il calciatore Modesto era uno dei finanziatori, grazie a lui venivano contattati e abbordati gli imprenditori ai quali venivano fatti prestiti da strozzini. Tutto questo mentre Modesto indossava le varie maglie di: Palermo, Reggina, Genoa, Bologna, Parma, Cosenza, Pescara e Crotone. Della restituzione delle somme di denaro prestate con minacce, intimidazioni e violenza fisica, si occupava il settore militare dell’organizzazione.

Modesto sarebbe stato coinvolto dal suocero Mimmo Castiglia, ed era il cognato del calciatore, Luca, ad accedere direttamente ai conti grazie ad una procura notarile. Era impossibile che Modesto ignorasse la natura dei movimenti, e a quanto sembra conosceva perfettamente i motivi dei prelevamenti dal suo conto.

Francesco Modesto era consapevole che il denaro consegnato al suocero venisse impiegato in attività criminali e comunque usuraie”, avrebbe detto il pentito. “In una occasione ho personalmente assistito alla richiesta di denaro a tasso usurario che Santina Falbo ha fatto a me e a Mimmo Castiglia in presenza di Francesco Modesto“. Il calciatore non si sarebbe nè scandalizzato nè opposto e dall’impresario Cannella ebbe una ristrutturazione gratuita dell’appartamento. Era stato il suocero a pretendere questo “favore”, una sorta di risarcimento insieme ad altri lavori gratuiti per una somma di circa 250mila euro. “Ho eseguito una serie di lavori per Mimmo Castiglia, per lui  ho ristrutturato la lavanderia sita in Cosenza alla contrada Gergeri, ho costruito un corpo aggiunto alla medesima, ho costruito una mansarda, ho ristrutturato un appartamento ove sarebbe andato ad abitare Francesco Modesto“, riferisce ancora il pentito.

“Quando ho annotato gli apporti di capitale di Francesco Modesto, Mimmo Castiglia si è fortemente adirato in quanto non voleva che si sapesse che il genero guadagnava con le usure. Proprio in ragione delle annotazioni concernenti Francesco Modesto ho iniziato ad avere forti problemi con Mimmo Castiglia che pretendeva gli dessi questa computisteria per cancellare traccia degli apporti di capitale provenienti dal genero”.

Il clan cercò di intimidire Calabrese  con il tentato omicidio del fratello Sandro, ma a nulla è servito e il pentito ha scelto di continuare a collaborare con la giustizia.

Mirella Fanunza