Le vittorie personali sono ancora più soddisfacenti, a volte persino incredibili, se si generano in un contesto che rema contro.

Facciamo un passo indietro.

Le giornate sono lunghe ed impegnative sulle montagne del Lorestan, in Iran; qui un ragazzino, Alireza, figlio di una famiglia nomade che si sposta con il proprio gregge, sui prati impervi dove bada alle pecore si intrattiene lanciando sassi per allenarsi al Dal Paran, il gioco più popolare del suo Paese che consiste nel lanciare pietre il più lontano possibile. 

Spesso gioca con un pallone di fortuna perché il calcio è l’altra sua grande passione, nonostante la disapprovazione del padre.

Ma Alireza è tenace e quando la famiglia si stabilisce a Sarabias, inizia a fare l’attaccante in un’anonima squadra locale; almeno sino a quando un giorno, sostituendo il portiere infortunato, brilla talmente tra i pali da capire che quello è il suo ruolo naturale.

Alireza Beiranvand oggi è il portiere della Nazionale iraniana ai Mondiali di Russia e guida il sogno di una squadra che nel girone di Portogallo, Spagna e Marocco è arrivata alla competizione senza un gol subito.

Ma torniamo a quel ragazzino aspirante portiere professionista che più di una volta, come ha raccontato in varie interviste, è costretto a giocare a mani nude, senza i guanti, strappati dal papà che pensa che il figlio rincorra soltanto sogni irrealizzabili.

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Irrealizzabili ma che sembrano concretizzarsi quando, su un autobus per Teheran,  Alireza incontra un allenatore di una squadra locale che gli offre di allenarsi in cambio dell’equivalente di 34 euro.

Soldi che lui non ha ma non si arrende; dorme per giorni vicino alla porta della sede della squadra, scambiato per un mendicante al quale la gente fa l’elemosina consentendogli di mangiare.

L’allenatore si intenerisce e offre a Alireza la possibilità di allenarsi a costo zero; trova solidarietà dai compagni, c’è chi lo ospita, chi gli offre un lavoro presso la sartoria del padre; inizia anche a lavorare in un autolavaggio, specializzandosi nella pulizia dei Suv vista la sua considerevole altezza, quasi due metri.

Sino a quando viene reclutato nella Naft Under 23 e selezionato come portiere della loro prima squadra e selezionato per gli Under 23 della Nazionale iraniana nel 2014; Alireza diventa noto anche all’estero per il suo rinvio del pallone con le mani molto più lontano di altri portieri e la stampa straniera lo menziona per un assist di 70 metri al Tractor Sazi.

L’anno successivo Alireza diventa titolare della Nazionale e dal 2016 portiere titolare del Persepolis.

La storia di Alireza dimostra che, forse, non esistono sogni irrealizzabili, solo strade irte per raggiungerli.

Silvia Sanmory