È trascorso un anno da quel comunicato, arrivato a ora di pranzo, dell’esonero di Massimiliano Allegri.

Tra l’incredulità di chi, qualche manciata di settimane prima, aveva subìto l’ennesima umiliazione in Champions.

Quattro ripartenze.

E immediatamente dopo il fischio finale aveva ascoltato la voce di Andrea Agnelli ribadire: proseguiremo con Allegri. 

Un comunicato che è arrivato a scacciare miti  e frasi cult, assiomi e dogmi della tifoseria bianconera.

Allegri
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Diventati intoccabili al punto che, chi li contraddice,  è tacciato di odio verso la propria stessa maglia.

Volete divertirvi? Andate al circo.

Te ne intendi tu di ippica? Corto muso.

Dybala deve fare il Tuttocampista.

Cristiano Ronaldo ha bisogno di Mandzukic.

Che cosa è il bel gioco? Perchè io non l’ho capito.

Dovete farvi vedere da uno bravo.

Un vero e proprio decalogo di certezze a cui ci (no, io no) siamo aggrappati sapendo che il buon Max l’avrebbe fatta franca ancora una volta. Lui, con la sua proverbiale Halma, lui e il suo baricentro inesistente, lui e le sue filosofie spicciole che tanto garbavano a Adani.

E invece no. Se n’è andato.

Tra le lacrime di tanti convinti di aver perso il più grande allenatore del mondo e il sollievo di pochi che volevano solo tornare a vedere  la Juventus  giocare a calcio.

Non a correre una corsa di cavalli, né a fare una partita di pallacanestro. Giocare a calcio. 

Un anno strano, perché sul più bello per la Juventus é arrivato il Covid 19 a chiudere tutto. Un anno in cui si è sofferto e sperimentato per mesi, con qualche soddisfazione, molti dubbi, e le solite sofferenze da tifosi.

Il calcio giocato manca da marzo (il mese che tanto ti piaceva, Massimiliano!) e non vediamo l’ora tutti di rivedere in campo la nostra Juve. E ho provato a consolarmi con il passato, ma non quello recente.

Ho preferito l’ attesa, anche se tutto sarà diverso. Forse più difficile. 

Perdonami Max se non mi sei mancato neanche un giorno. 

 

Daniela Russo