Rubén Sosa, detto “il principino”, da Montevideo passando per il Real Saragozza: un mancino dal goal facile che approdò in Italia.

Nasce a Montevideo ma anche sotto una buona stella l’attaccante uruguaiano Ruben Sosa.

La sua prima esperienza calcistica è del Danubio, squadra della sua città natale; in tre stagioni riesce a collezionare 33 reti in 78 presenze.

Una vera macchina da goal nonostante non spiccasse per pura tecnica.

Un talento sprecato per restare in Uruguay.

Approda al Real Saragozza, squadra spagnola che nel 1985 gioca ai vertici del campionato spagnolo (conquista addirittura una Coppa del Re).

Anche qui la media realizzativa di Rubén Sosa è ammirevole, in tre stagioni si tiene sempre sui 30 goal.

Gianmarco Calleri, presidente della Lazio a fine anni ’80, non ci pensa due volte a farlo arrivare in Italia.

Con i biancocelesti le quattro stagioni sono molto prolifiche, le sue 40 reti da punta veloce ed estremamente potente non bastano però a regalare qualche trofeo alla Lazio.

Nel 1992 firma con l’Inter, andando a formare una formidabile coppia d’attacco con Salvatore Schillaci.

Nonostante il brutto rapporto con il nuovo compagno di reparto Bergkamp, nel 1994 contribuisce alla vittoria della Coppa UEFA.

Non spiccava per eleganza ma per dei goal spettacolari non si faceva pregare; contro il Parma due delle sue tre reti furono segnate su calcio di punizione dai 35 metri.

Fino al 2012 Rubén Sosa è il calciatore uruguaiano ad aver segnato di più in Serie A, sarà Edinson Cavani a battere il primato.

Con la Nazionale fu meno decisivo, le sue prodezze si limitato alle quattro Copa America disputate.

Riesce finalmente a vincere dei campionati con le maglie di Borussia Dortmund e Nacional sul finire della carriera.

Nonostante si sia ritirato dal calcio giocato nel 2007 il suo nome resta legato proprio al Club Nacional, seconda squadra più blasonata dell’Uruguay.

 

Federica Vitali