Napoli si è trasformato nella giornata di mercoledì 15 marzo in quella che è stata definita da tutti: Una guerriglia urbana.
“Titolo” mai più giusto.  

Una guerriglia che ha visto contrapposti, da una parte i, se così possono essere definiti, tifosi dellEintracht Francoforte e dall’altra gli ultras partenopei.

A contorno, in un clima surreale, onde di cittadini e turisti che nelle ore pomeridiane affollavano in centro. 

Eppure, visto l’epilogo della serata con la qualificazione ai quarti di Champions League per il Napoli, il preludio alla sfida avrebbe dovuto essere soltanto di tensione prepartita. 

Tutto, però, poteva essere facilmente bloccato sul nascere.  

Dopo gli scontri avvenuti all’andata degli ottavi, con blitz e assalti degli ultras tedeschi, il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, aveva realizzato un primo provvedimento per vietare la vendita dei biglietti del settore ospite. 

Il tentativo, tuttavia, era stato ritenuto come un “atto discriminatorio” da parte dell’Italia nei confronti della tifoseria tedesca. 

Dalla Germania l’intervento non era stato affatto accettato, e grazie al ricorso del Tar della Campania avevano ottenuto la cancellazione della revoca. 

Persino il vicepresidente della UEFA Alexander Ceferin, aveva commentato: La decisione di vietare i biglietti ai tifosi dell’Eintracht è intollerabile e sbagliata. Dobbiamo dire che se viene imposto il divieto ai tifosi avversari, la partita non si giocherà lì. È semplice: dobbiamo cambiare le regole. È inaccettabile che le autorità italiane decidano semplicemente per il divieto ai tifosi. L’Uefa si è unita all’azione legale intentata dall’Eintracht Francoforte”. 

Arriva quindi un secondo provvedimento della prefettura, vietando la vendita ai residenti nella città di Francoforte, ma questo non ha impedito ai tifosi di muoversi in massa verso Napoli. 

Come? Semplicemente aggirando il sistema. 

Chi arrivando con treni, chi dirigendosi a Roma o spingendosi fino a Salerno, per poi ritrovarsi a Napoli, la loro destinazione decisiva. 

Sono arrivati a Napoli come turisti di un paese Ue – quindi non potevano essere bloccati – e questo nonostante fosse chiaro anche in Germania che non sarebbero potuti entrare allo stadio e che la loro presenza avrebbe potuto provocare incidenti.” citano le fonti di Polizia riportate da vari quotidiani e agenzie.

Ma in tutto questo, la situazione poteva essere arginata? Si poteva prevedere?  Ovviamente, tenendo conto anche dello stretto legame tra la tifoseria tedesca e il club neroazzurro dell’Atalanta.

Con questo non si vuole certo racchiudere al solo fascio, un’intera tifoseria, ma è stata ben nota la presenza di ultras italiana all’interno dei fatti.  

Nella stessa giornata era apparso fuori alla curva sud del Gewiss Stadium di Bergamo uno striscione: “Trasferte vietate, così non lavorate… Basta Prefetto con le stronzate!”. A fianco, due date: 11 e 15 marzo, rispettivamente la data della trasferta in campionato e del match di Champions. 

Dal canto suo, la tifoseria azzurra è gemellata con un’altra squadra tedesca, il Borussia Dortmund. Ma anche volendo, non si riesce a dare una spiegazione ai fatti.

Gli ultras, si sa, sono uno degli aspetti dell’euforia, della passione e del sentimento che unisce la propria squadra. A volte, però, sfocia nell’estremismo più assoluto, minacciando, distruggendo e persino violando la quotidianità.  

Una tifoseria, quella dell’Eintracht non nuova a certe manifestazioni in Italia (e non solo)…

Risale al dicembre del 2018 la sfida contro la Lazio, a Roma, nel quale vandalizzarono la città, bombe carta sui passanti e scontri con la polizia, prima di culminare all’Olimpico. 

In tutto, ci furono un paio di feriti e decine di fermi.

Nel 2015, invece, in occasione di una gara amichevole in Austria ad Eugendorf, contro il Leeds furono protagonisti di una rissa in campo contro gli hooligans inglesi.

E ancora… nel settembre del 2002, teatro di tensione, con protagonisti i tifosi tedeschi di Francoforte, fu Marsiglia.

Insomma, non nuovi i tedeschi, a certe manifestazioni violente.
Ma è ora di dire basta? 

Ovviamente, perché finché si tratti di sana rivalità, sfottò goliardici e canzonature appare tutto normale. Cambia inesorabilmente quando sfocia nella violenza che, piccolissimo segreto, non porta a nulla. 

Gli scontri di Napoli non saranno né gli ultimi né potranno rappresentare un freno, ma qualcosa deve cambiare, può cambiare.

E se non sarò la UEFA che potrà fermare, che si pronunci lo stato, che sappia sanzionare, che dia un segnale. 

Perché per coloro che vengono con l’intenzione di creare scompigli, non importa assolutamente nulla della partita, né del risultato. 

Interessava solo distruggere, dimostrare la propria superiorità, inneggiare al nazismo, lanciare fumogeni, sedie e chi ne ha più ne metta. 

È ora di darci un taglio, deciso, netto. Il calcio non è violenza, il calcio è molto di più. 

 

Rosaria Picale