Con l’arrivo alla corte di Luciano Spalletti di Giovanni Simeone, il Napoli aggiunge un importante tassello nell’ambito della “rivoluzione aureliana”.

Quanto potrà fare bene a Napoli il Cholito?

Chi lo chiama ridimensionamento, chi invece rivoluzione.
Il calcio è soggettivo per tanti aspetti, questo è risaputo ma in questa sessione di calciomercato (non ancora terminata, sebbene il campionato sia bello e iniziato), una delle squadre più attive è senza dubbio il Napoli.

Addii eccellenti, cuori spezzati, video strappalacrime, spauracchi ingiustificati di clamorose discese agli inferi, critiche feroci al limite della decenza, hanno contornato finora l’ambiente del tifo partenopeo.

Tutto eccessivo, tutto dettato dalla pancia.

Però qualcuno che ha parlato di ridimensionamento, sta piano piano ritornando in sé, folgorato sulla via di Castel Volturno dalle operazioni di mercato di Giuntoli e Adl.

Kvaratskhelia, Olivera, Østigård, Kim come antipasto servito a tavola.
A seguire tris di succulenti primi piatti: Ndombele, Simeone, Raspadori.
Se dovesse concretizzarsi l’operazione portiere (Navas tra i desiderata), sarebbe un banchetto da abbuffata.

Tutti nomi validi, tutti giovani potenti e desiderosi di farsi valere con indosso la maglia azzurra.

Tra questi, sicuramente uno dei nomi più altisonanti testé arrivato in quel di Partenope: Giovanni Pablo Simeone Baldini, meglio conosciuto come Giovanni Simeone, meglio conosciuto ancora con soprannome di Cholito.

Attaccante, 27 anni appena compiuti, figlio del centrocampista Diego, proveniente dall’Hellas Verona e castigatore del Napoli di Sarri nel 2018 con una falcidiante tripletta al Franchi quando vestiva la maglia della Fiorentina.

Un destino che ha fatto un giro bello lungo e alla fine si è fermato proprio a Napoli.

Ma dove e come potrebbe essere impiegato il Cholito e quanto potrebbe fare bene alla squadra di Spalletti?  E sotto l’aspetto non strettamente tecnico, quanto può fare bene un innesto del genere?

Vediamolo insieme:

1) Gioca da centravanti, inquadra bene lo specchio della porta, bravo anche nei colpi di testa.

Potrebbe essere il sostituto naturale di Osimhen in un 4-2-3-1 o affiancato allo stesso se Spalletti volesse usare un 4-4-2.

2) Tira bene sia col destro che col sinistro, è veloce e all’occorrenza, può essere impiegato come esterno offensivo su entrambe le fasce. La duttilità elevata all’ennesima potenza.

3) La stagione è lunga e, mai come a questo giro causa mondiali invernali in Qatar, incerta e anomala.

La presenza di uno come Giovanni Simeone sarà garantita senza dubbio, fosse solo per il numero di partite da giocare tra campionato, Champions League e Coppa Italia.

È un acquisto “illuminato”!

4) Trasuda entusiasmo. Lo stesso che sicuramente deve aver giocato un ruolo importante nella sua scelta di volere Napoli e il Napoli dopo aver rifiutato la corte, pare, del Nizza e soprattutto del Borussia Dortmund.

5) Ha il fattore C (C sta per “cazzimma”).

Quel mix micidiale di cattiveria/sfrontatezza/coraggio/faccia tosta che sembra essere il Leitmotiv della nuova squadra forgiata da Luciano Spalletti.

I presupposti ci sono, sono tutti positivi.
L’avventura di Giovanni Simeone al Napoli può cominciare, allora.

E poi la storia insegna: gli argentini a Napoli hanno un appeal non da poco.
Buena suerte, Cholito.

Simona Cannaò