1 giugno 2014, una data indimenticabile:
il mio arrivo a Napoli,
l’inizio di una storia di amore puro.
Ero un ragazzo timido, ma con tanta voglia di dimostrare al mondo che potevo farcela”.
 

Con queste parole, Kalidou Koulibaly, inizia il suo post d’addio dopo la firma che lo legherà per le prossime quattro stagioni al club londinese, del Chelsea. 

Una scelta, quella di Koulibaly, che è assolutamente legittima. Non si mette in discussione la sua scelta di cambiare: “Il Chelsea è una delle più grandi squadre al mondo e il mio sogno è sempre stato quello di giocare in Premier League.” 

Nonostante ciò, però il suo addio fa male e molto.

È sempre difficile accettare che un simbolo lasci la propria squadra.

Quest’anno la tifoseria del Napoli, lo sa benissimo: Insigne, Mertens (se non dovesse cambiare niente) e per ultimo il difensore senegalese. 

Eppure, quando è arrivato nell’estate del 2014, erano in molti a considerarlo, il “solito calciatore mediocre”.

Nella prima stagione, con Benitez in panchina non ha brillato.

Cambia tutto, nel 2015 con l’arrivo di Maurizio Sarri, che da diamante grezzo, lo trasforma, aiutato da Pepe Reina, nel diventare uno dei difensori più forti al mondo. 

Già nel 2016, il Chelsea bussò alla porta del Napoli per poterlo portare in Inghilterra, ma lui ha sempre rifiutato le offerte dei grandi club calcistici.

Non era il momento giusto.
Forse pensava questo Kalidou, che nel frattempo, proprio a Napoli, aveva festeggiato la nascita dei suoi figli.

E questo è solo il primo dei tanti ricordi che, di sicuro, custodirà nel suo cuore. 

Così come tutte le grandi giocate che costellano le 236 partite in maglia azzurra.

Prima fra tutte, il goal siglato al 90’ in casa della Juve, il 22 aprile 2018. Quella notte è impressa nei cuori di tutto il popolo napoletano. Quella notte magica, in cui è diventato come un re.

Scivoloni ce ne sono stati, ma alla fine dei conti è umano. Si può sbagliare, ma Koulibaly ha sempre dimostrato professionalità e quella voglia, pazzesca, di rimettere tutto in gioco e lottare, lottare e lottare.  

Una cosa di sicuro la tifoseria intera ti sarà per sempre debitrice. 

È difficile per uno non nato a Napoli, capire il perché dei cori discriminatori.
È difficile anche per chi è napoletano, infondo.
 

Quando sono arrivato a Napoli ero concentrato su quello che dovevo fare in campo, e poi ancora non comprendevo bene la lingua. Quando ho cominciato a parlare l’italiano, la domenica sentivo tanti cori discriminatori contro i napoletani. E questo mi dispiace molto perché Napoli è una città bellissima.”.  

Raccontò Koulibaly in un’intervista parlando dei cori razzisti, e lui per primo, poi si ritrovò al centro di questi atti ignobili. Caso tristemente noto, fu il match del 26 dicembre 2018, in casa dell’Inter con i continui ululati ignoranti. 

La settima dopo, il Napoli ospitò il Bologna, e Kalidou era seduto in tribuna. A un tratto l’intero Maradona, divenne un intero mare di volti di Koulibaly: “Siamo tutti Koulibaly”. 

Da quel giorno, il legame tra la tifoseria e il difensore, crebbe fino a diventare un legame solido e inespugnabile.

E neanche questo addio, lo potrà mai spezzare.

Un giro sui social, basta a capire quanto sia stato amato e quanto continuerà a far parte della storia di Napoli. 

“Grazie a te, Napoli, sono diventato l’uomo che sono oggi. Grazie Napoli, e Napoletani, per tutto l’amore che ci siamo dati. Io sono orgoglioso di averti onorato con tutto me stesso e continuerò, all’infinito, a portarti nel cuore e a nutrire per te uno dei sentimenti per me più importanti: il rispetto. Sei stata per me, tutto” 

Così ha concluso Kalidou, la sua lettera. Parole commoventi, che fanno riflettere su ciò Koulibaly ha lasciato al calcio italiano.

Non esistono differenze, ma solo persone. Persone che amano, che soffrono, e che vivono. E questo, oltre alle giocate mirabolanti, è la cosa migliore che abbia mai dimostrato.  

Un uomo dal cuore d’oro, ribattezzato da molti, come il gigante buono.

Sono molteplici gli esempi di solidarietà che l’hanno visto impegnato nel sociale, sia a Napoli che nel suo paese natale, il Senegal.

Basta poco per lasciare un sorriso alle persone, e lo sa bene.

Tante le sue visite nei luoghi della periferia napoletana, dove risiedono la stragrande maggioranza degli extracomunitari. Piccoli gesti, donando abiti e beni di prima necessità,  che lui preferisce tenerli nascosti, e questo gli fa solo onore.

Un uomo dal cuore puro e buono, che resterà per sempre, in parte, azzurro.

Il Napoli nel suo post d’addio, ha racchiuso tutto ciò che ogni napoletano avrebbe voluto dirgli: “Ti vorremo sempre bene e ovunque andrai ricordati che Napoli sarà sempre casa tua” conclude la lettera del Napoli…

 

Rosaria Picale