L’amore vero, quello totale in cui si vive una sublimazione tra mente e corpo esiste? La risposta è si!
Federica Cappelletti ad un anno dalla morte di suo marito Paolo Rossi, eroe del mondiale 1982,  pubblica “Per sempre noi due”, edito da Rizzoli,  con prefazione di Walter Veltroni.

“Per sempre noi due” è la storia di Federica e Paolo e di un amore d’altri tempi.
Federica ci regala le parole, i sentimenti, i respiri di un amore tragicamente travolto da un destino più grande di loro.
Federica non è rimasta sola, sono nate Maria Vittoria e Sofia Elena ed insieme porteranno avanti le missioni care a Paolo.

Dal racconto esce un ritratto di un uomo amorevole, sempre positivo in tutte le fasi della sua vita e profondamente compassionevole.

Abbiamo incontrato Federica per condividere con lei alcuni istanti di questa felicità finita troppo presto e poter vivere, attraverso lei, ancora la grandezza di Paolo Rossi.

 

Un amore e un’unione predestinata quella tra te, Federica e Paolo Rossi. Quando ti arrivò quell’invito a cena,  percepivi  che presto la tua vita sarebbe cambiata? 
Assolutamente non immaginavo che da quell’invito a cena non ci saremmo mai più lasciati. Penso proprio che il nostro fosse un destino scritto….
Paolo, quando ti ha incontrata era un uomo libero di innamorarsi e  si portava dietro un figlio,  Alessandro, nato in gioventù, com’è stato il vostro primo incontro?
Paolo aveva bisogno di amore e di casa, di famiglia, di sentirsi al sicuro con sentimenti veri. Fino a quel momento non aveva più immaginato di rifarsi una famiglia, tra noi è stato tutto naturale. L’Amore ha vinto su tutto.
Alessandro è il fratello maggiore delle tue figlie, Maria Vittoria e Sofia Elena. La differenza di età è consistente, per loro è più fratello o un “vice” papà?
Mavi e Sofi vivono il loro fratellone con grande gioia e divertimento. Lo cercano, insieme si divertono. La differenza di età c’è ma Ale è ancora un ragazzone. Si vogliono un gran bene.
Paolo aveva dei valori e una fede cristiana che lo ha aiutato nei momenti difficili, ne ha parlato tanto in molte interviste. È riuscito negli anni a perdonare chi gli ha fatto del male. La religione è stata in qualche modo di conforto per affrontare la malattia?  
Paolo è sempre stato molto credente e ci sono state diverse figure religiose di riferimento nella sua vita. Anche nella malattia si è affidato alla fede e a Fede (io).
Per me è stato un dolore enorme ma anche un onore accompagnarlo fino alla fine.
L’ho amato costantemente e lo amerò sempre!
Federica, sei stata definita dalla prima moglie di Paolo nonché la mamma di Alessandro, una donna meravigliosa, un riconoscimento di immenso valore considerando anche da dove arriva. Condividi che dove c’è amore nasca amore?
Si, sono sicura che amore generi amore. E tutti hanno visto e toccato con mano quanto amore ci siamo dati io e Paolo. Senza ferire nessuno, nel rispetto di tutti e di chi ha amato Paolo prima di me. Ed io ho dato veramente amore e continuo a darlo anche a coloro che hanno fatto parte della vita di mio marito. Tutto ciò che lo rappresenta e lo ricorda per me è sacro.
Paolo lasciò il calcio giocato nel 1987. In 34 anni l’ambiente si è evoluto, è cambiato tutto: l’approccio, le retribuzioni… alcuni giocatori oggi sono considerati delle “multinazionali” dai  brand molto quotati, come viveva Paolo tutto questo?
Paolo aveva una visione molto moderna e un atteggiamento accomodante e curioso nei confronti del mondo del pallone, pur consapevole di aver giocato un calcio romantico e lontano dalle logiche commerciali di oggi.
I procuratori non esistevano, gli stipendi erano più modesti (la valutazione più alta del cartellino fu la sua), i calciatori non erano star.
Forse la prima star calcistica degli anni’80, in Italia, è stato proprio lui. Il suo nome era diventato un brand. Lui “gestiva” tutto con serenità.
Quali campioni  apprezzava e considerava maggiormente affini a lui?
Paolo non ha mai trovato grandi affinità o somiglianze in altri giocatori. Soprattutto perché lui metteva la testa al servizio della volontà. Giocava di testa prima che con i piedi.
Com’è vivere senza Paolo?
Vivere senza Paolo significa sopravvivere. Ovvero, andare oltre il vivere che si era scelto. Io e Paolo non ci saremmo mai lasciati, questa è una certezza.
Eravamo l’altra metà delle rispettive mele. Siamo stati felici, tanto!
Mai nessuno potrà più darmi quello che lui mi ha dato. Mi faceva ridere il cuore.
Andrò avanti, gliel’ho promesso, e ho due figlie da crescere ma la mia felicità piena se n’è andata con lui quel maledetto 9 dicembre 2020.

 

Mavi e Sofi, le vostre figlie, giocano a pallone? Seguivano le partite con il papà?
Mavi e Sofi non giocano a pallone ma adesso si sono appassionate molto al calcio. Soprattutto alla Nazionale: se gioca non si parla d’altro, sanno tutto dei giocatori di Mancini, ma soprattutto riescono a capire il gioco in campo, le tattiche, le azioni di gioco, i  ruoli. Così si sentono vicine al loro immenso papà.
Oltre al grande amore, vi accomunava una grande mente creativa.
Insieme avete dato vita a tanti progetti dalla scritttura all’impegno sociale.
Io e Paolo eravamo molto affini anche nel lavoro, nei progetti, nella scrittura, nella creatività. Abbiamo fatto tante cose insieme, scritto libri, aperto la sua scuola di calcio, aiutato bambini e associazioni. La nostra era una sinergia a 360 gradi. Con grandi risultati.
“Per sempre noi due” narra  la vostra storia ed è un testamento spirituale, un regalo verso chi vi ama come coppia. Anche se fisicamente Paolo non è più con noi,  sappiamo che tu raggiungerai gli obiettivi che vi eravate prefissati. Qual è stata la sua “eredità”?
“Per sempre noi due” è il testamento spirituale di un amore che ha saputo attraversare passione e dolore con la stessa forza. Un esempio per chi non sa dare il giusto peso ai sentimenti, uno stimolo per i giovani che al primo ostacolo mollano l’amata o l’amato.
Amare, ora lo so per certo, significa restare anche quando le farfalle sono volate via.
La vostra unione è la testimonianza che l’amore vero e autentico esiste, anche se stare vicino a  un personaggio come Paolo possa essere stato a tratti non sempre semplice. Che consiglio ti sentiresti di dare ad una giovane coppia che vive un sentimento così grande e totale?
Essere veri, non aver paura di amare, di dimostrare i sentimenti, di mettersi a nudo e rispettare la persona che ama e che si ama.
L’Amore è il motore della vita, l’unica cosa per la quale vale la pena lottare!!!
Cinzia Fresia