Questa estate, presso l’ormeggio della Lega navale di Pozzuoli di barche da diporto,
sono rimasta particolarmente colpita dalla schiena di un ormeggiatore…

 

Quando si dice l’arte addosso…

L’opera è di Gennaro Massa, tatuatore che opera nel quartiere napoletano di Bagnoli.

La “tela” è la schiena di Francesco, un ragazzo di Coroglio, zona di Napoli che si trova a ridosso di Capo Posillipo e che offre meravigliosi scorci panoramici sul Golfo e su Nisida, una zona intrisa di mito e storia meritevoli di essere incisa sulla pelle.

gennaro massa bagnoli napoli tatuaggi

 

Un paesaggio, la storia e il mito e il legame viscerale con tutto ciò racchiusi in uno splendido tatuaggio.

Il Vesuvio che svetta sul golfo cittadino.

Il mare, su cui avanza una barca a vela, simbolo che esprime il movimento nell’esistenza e rappresenta il mantenersi a galla e l’avanzare attraverso le vicissitudini umane, e dal quale emerge Nisida, un grosso scoglio di origine vulcanica a forma di mezza luna, il cui nome deriva dal greco Nesis (“piccola isola”) e che oggi è considerata una penisola, poiché nel 1936, due anni dopo che divenne sede di un carcere minorile, fu collegata alla terraferma da un lungo pontile che l’ha definitivamente unita alla base di Posillipo, proprio nella zona di Coroglio, dove Francesco è nato e cresciuto.

Oggetto di miti, leggende e storie, nonchè fonte d’ispirazione di artisti e poeti.

Lo studioso francese Victor Bérard, afferma che nei versi dal 116 al 141 del Canto IX dell’Odissea, Omero abbia descritto proprio Nisida. Inoltre, ritroviamo notizie di sue caratteristiche e particolarità negli scritti, tra gli altri, di Cicerone, Seneca, Virgilio e sembra anche che moltissimi celebri personaggi della storia romana la abitarono.

Anche autori stranieri come Cervantes si sono ispirati ad essa. Egli, infatti, ha scritto un racconto in cui parla di Nisida come di una donna napoletana bellissima che fa innamorare di sè due giovani amici.

“…Nisida sembra un isola inventata ma mio padre mi assicura che c’è sempre stata!… “
E. Bennato

Ma, tutti noi sappiamo che quando si parla di mito, a Napoli e dintorni, si pensa anche a Maradona.

“Nel mondo antico, di cui siamo figli, la dimensione sportiva è strettamente legata a quella religiosa: non a caso gli sportivi diventavano dei semidei, oggetti di culto, proprio come è accaduto a Maradona…” afferma l’artropologo Prof. Marino Niola e, infatti, è innegabile che il campione argentino sia considerato a tutti gli effetti un mito, uno dei personaggi più emblematici della seconda metà del 1900 e, per i napoletani alla stregua di S. Gennaro. Non è un caso che, sul corpo di Francesco, sia raffigurato con l’aureola a vegliare sulla città.

Le sue gesta, in campo e fuori, hanno segnato la storia di Napoli che in lui ha ritrovato l’orgoglio e la speranza e che di lui si è innamorata all’istante.

Un amore vero e destinato a durare per l’eternità perchè, la sua immensità, le sue gesta e le sue magie compiute con i piedi, i suoi ricci, le sue frasi, vivono e vivranno per sempre attraverso i ricordi, le immagini e anche i tatuaggi…

 

Caterina Autiero

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