Ciak..anche quest’anno – come lo scorso anno – va in scena il torneo “Libera_mente – Diamo un calcio ai pregiudizi”.


Una bella maratona di calcio a 5 femminile per dar voce e sensibilizzare la società nei confronti dei pregiudizi verso le donne all’interno del mondo calcistico e sociale.
Un’associazione guidata da Mariangela Logreco, Annamaria Marzico e Vito Domestico con grande dedizione e nata per dire finalmente STOP all’omofobia, alle etichette e ai pregiudizi perchè come dice un loro hashtag: “LO SPORT E’ VITA”.
La parte grafica della locandina e del promo sono opera di Carmela Marzico.
Durante la manifestazione ci sarà anche un piccolo spettacolo di danza dell’associazione “Cuori con le ali” di Antonella Nardomarino e saranno presenti anche i bambini della scuola calcio del Conversano guidati da Giancarlo Berardi e Federica Pansini.

Madrine di grande spessore e sostenitrici di questo progetto: Ersilia D’Incecco, attuale giocatrice della Montesilvano femminile e capitano della Nazionale italiana di calcio a 5 femminile. Amparo Lopez Jimenez, giocatrice anche lei del Montesilvano che in questi giorni sta disputando le finali per aggiudicarsi lo scudetto. Attaccante della Nazionale spagnola femminile di calcio a 5 fresca vincitrice dell’Europeo 2019.

Con questo promo, le due calciatrici hanno voluto essere vicine a questo importante progetto per eliminare definitivamente tutti i pregiudizi che questo sport ancora purtroppo si porta dietro.
In occasione di questo evento, abbiamo voluto intervistarle per un ulteriore contributo a questa delicata causa:

Finalmente sta prendendo sempre più spazio il calcio femminile, cosa vi sentite di dire a riguardo?

D’Incecco: sicuramente negli ultimi anni il movimento è cresciuto tanto e sono felice perchè noi abbiamo iniziato a giocare quando eravamo bambine. Nessuno conosceva questo sport e vedere dove siamo arrivate è una grande soddisfazione.
Amparo: lo sport femminile sta crescendo tanto in generale, soprattutto il calcio a 11. Adesso che la Spagna e l’Italia stanno andando al Mondiale si vede che stanno combattendo per questo sport. Per noi questo è già un premio e siamo sulla strada giusta, dobbiamo continuare così tutte lavorando per lo sport che amiamo e vedremo poi fin dove arriveremo.

Il calcio viene ancora visto come uno sport prettamente maschile e gli episodi di razzismo e omofobia sono all’ordine del giorno: cosa ne pensate?

D’Incecco: E’ ancora visto come uno sport più maschile anche se il calcio adesso ci sta facendo vedere che anche noi donne sappiamo e possiamo giocare a calcio. Ben venga quello che abbiamo fatto. In tutti gli sport e nella vita in generale la donna purtroppo è ancora vista come inferiore ma in molte occasione abbiamo dimostrato che non è così.
Amparo: Per me stanno cambiando molto le cose. La figura femminile viene finalmente valorizzato di più. La gente è un po’ ignorante a riguardo ma chi segue e vive questo sport non nota questa differenza tra uomo e donna.

D’Incecco sei capitano della Nazionale italiana e Amparo giochi nella Nazionale spagnola. Che effetto vi fa rappresentare le vostre nazioni?

D’Incecco: Indossare la maglia della propria nazione è sicuramente una responsabilità nei confronti di un’intera nazione. E’ motivo di grande orgoglio perchè rappresenti un intero movimento e sono felicissima di far parte dell’Italia.
Amparo: Portare la maglia della Nazionale è sicuramente una responsabilità però è anche un motivo di orgoglio. E’ un premio per tutte le persone che fanno uno sport poter rappresentare un intero Paese. Una ricompensa per il lavoro che uno fa giorno dopo giorno.

Concludiamo con l’ultima domanda: il vostro sogno più grande?

D’Incecco: Il mio sogno è quello di continuare a fare questo sport a livello professionistico e anche di raggiungere ulteriori obiettivi e traguardi con la mia Nazionale italiana.
Amparo: Un sogno è stato realizzato vincendo l’Europeo quest’anno. Un desiderio da quando ero bambina era giocare e vivere una competizione ufficiale con la mia Nazionale e ci sono riuscita. La prossima meta a cui vorrei arrivare è far diventare questo sport professionista. Tutte lavoriamo e facciamo tanti sacrifici per giocare a calcio a 5 ma non è ancora riconosciuto come sport professionistico.

 

Raffaella De Macina