Jorge Luiz Frello Filho.

Troppi nomi, tutti insieme: meglio Jorginho.

Perché il centrocampista del Chelsea Campione d’Europa e della Nazionale italiana fa della semplicità la sua essenza, la sua stessa identità, il suo principale attributo.

Vive e pensa calcio quasi con uno schema precostituito ove tutto è chiaro, ordinato, metodico.

Senza fronzoli, senza orpelli (gli stessi che,  diciamoci la verità, talvolta ci piacciono): nella sua modalità di gioco sarebbero semplicemente inutili.

La sua tecnica è pulita, efficace ma mai spettacolare, tanto che a oggi molti (troppi) ancora si stupiscono delle sue capacità di dirigere  e di fare sì che la squadra lo segua, rassicurata dalla sua presenza che così sapientemente scandisce le battute d’azione.

Lo guardi e vedi un ragazzo mingherlino, agli antipodi del centrocampista straripante che tutti sognano nella moderna dimensione del pallone.

Il suo calcio, senza effetti speciali da terzo millennio, è strettamente funzionale. Lo era a Napoli, lo è al Chelsea, lo è con la maglia azzurra.

Possiede un’ intelligenza oserei dire matematica,  attributo affascinante per un calciatore.

Italo – brasiliano che poco rappresenta il paese sudamericano, perché lo  diresti assai più simile al clima veronese respirato durante la sua esperienza all’Hellas.

Chissà, magari quel clima è proprio calma e  freddezza respirate e inglobate nel proprio DNA, un altro attributo che lo rende unico e speciale.

Chi ha avuto il coraggio di guardare il suo rigore martedì sera ( io l’ho fatto molto dopo, come da mia personale tradizione) ha pensato che Jorginho fosse impazzito.

Andiamo, ha preso il pallone e si è avviato verso il dischetto con lo stesso atteggiamento con cui  la sottoscritta  va a buttare la spazzatura.

Completamente distaccato dagli ettolitri di adrenalina che gli stavano riversando addosso Wembley e un’ intera nazione.

Trova il tempo di sistemarsi i calzettoni (!!!) prima di prendere la rincorsa, incurante dei compagni alle spalle che si vorrebbero strappare la pelle per la tensione.

Saltella, mette a sedere il portiere (con grande sagacia) e accarezza la palla in rete.

Jorginho
Fonte immagine pag Twitter Chiamarsi Bomber

Sì, la accarezza: la sfera entra piano, rasoterra, con una lentezza che quasi ci sfinisce.

Un pazzo geniale.

il quinto rigorista in una semifinale ha addosso un peso che non si può spiegare. È colui che può sterminare o liberare. È quello che, se sbaglia, sarà ricordato per sempre e ricorderà per sempre ( per eventuali conferme, citofonare a Baggio).

Ma di uno che tira un rigore così, con quella noncuranza, cosa puoi dire?

 

Signore e signori, Jorge Luiz Frello Filho, aka Jorginho, è un giocatore con le palle!

Alla fine, siamo sempre in tema di attributi.

 

Daniela Russo