Luis Enrique, maestro di classe e di umiltà.

 

In una semifinale davvero molto rognosa tra Spagna e Italia, la squadra azzurra ha conquistato la vittoria ai rigori

Se da una parte c’era Roberto Mancini, dall’altra c’era una vecchia conoscenza del calcio italiano: Luis Enrique. Ex allenatore della Roma nella stagione 2011/12.

L’esperienza italiana è stata tutt’altro che positiva. La Roma in quell’anno si piazzò al settimo posto non qualificandosi alle coppe europee.

Nel tempo però è riuscito con grande pazienza a diventare un allenatore importante vincendo tutto in carriera con il Barcellona fino a diventare CT della Spagna nel 2018.

Nel 2019 Luis Enrique ha dovuto affrontare l’inimmaginabile.

La sua improvvisa decisione di lasciare l’incarico di allenatore della Spagna per motivi personali a giugno di quell’anno, aveva lasciato tutti increduli e con il fiato sospeso.

Successivamente arrivò l’annuncio del dramma che mai nessuno avrebbe voluto raccontare: la morte di sua figlia Xana di soli 9 anni che stava lottando con un gravissimo tumore alle ossa.

Un vero dramma colpisce Luis Enrique: perde la figlia Xana di appena nove anni

Un pugno nello stomaco, di quelli che non ti lasciano il fiato e che uniscono tifosi e bandiere senza nessuna distinzione.

Sopravvivere alla morte di un figlio resta la peggiore tragedia che un genitore possa affrontare!

“Nostra figlia Xana è venuta a mancare questa sera all’età di nove anni dopo aver lottato per cinque lunghi mesi contro un osteosarcoma. Ci mancherai tantissimo, ma ti ricorderemo ogni giorno della nostra vita, con la speranza che un giorno ci incontreremo di nuovo. Sarai la stella che guiderà la nostra famiglia. Riposa in pace, Xanita”

Dopo 5 mesi invece, è riuscito a tramutare questo inconsolabile dolore in una necessità di rivalsa verso la vita. Una vita ingiusta che gli ha strappato ciò che più era caro a lui.

Ha deciso di tatuarsi una X sull’avambraccio, iniziale del nome di sua figlia per averla sempre lì, anche solo simbolicamente, fra le sue braccia.

Luis Enrique, un pallone per ricominciare

A testa bassa si è ripreso ciò che aveva lasciato in standby in maniera così traumatica. Si è sobbarcato tutte le responsabilità che un dolore così grande ti porta poi ad avere e ha dovuto mettere a tacere domande che avrebbero mai dato risposte: “Perché proprio a me?

Questo Europeo è stata la sua vera prima competizione dal suo ritorno sulla panchina.

Ha avuto il coraggio di lasciare a casa calciatori simbolo di una Spagna spesso dominatrice nelle precedenti competizioni (su tutti Sergio Ramos), per dare spazio a giovanissimi con  talento cristallino.

Ciò che può aver risaltato all’occhio degli spettatori è la sua immensa umiltà.

Nonostante avesse appena perso ai calci di rigore contro l’Italia pur disputando un’ottima partita, non ha perso occasione per complimentarsi con gli avversari e consolato i suoi giocatori.

Giovanni Toti
Fonte immagine: Profilo ufficiale Twitter Giovanni Toti

Forse la maggior parte degli allenatori avrebbe trovato il modo per mangiarsi le mani e parlare solo di fortuna sulla vittoria dell’Italia dopo aver visto una Spagna cercare in tutti i modi di superare Donnarumma.

Invece Luis Enrique ha mostrato l’umiltà e l’eleganza che lo contraddistingue da sempre  omaggiando gli avversari ed esprimendo anche il proprio tifo per la squadra azzurra nella finale che la vedrà scontrarsi contro l’Inghilterra domenica sera.

Nell’intervista post partita, il suo stile inconfondibile l’ha fatta da padrone:

“Sono felice per quello che ho visto. Ho goduto di una partita di alto livello, con due squadre forti che cercavano di giocare un bel calcio, è stato uno spettacolo per i tifosi. Voglio fare i complimenti all’Italia, spero che in finale possa vincere questo Europeo. Tiferò per gli azzurri”

Se esistesse una scuola di stile ed eleganza, lui sarebbe sicuramente uno dei maestri.

Raffaella De Macina
Fonte copertina: Profilo ufficiale Twitter UEFA EURO 2020