Qualcuno ha fermato il mio viaggio, senza nessuna carità di suono. Ma anche distesa per terra io canto ora per te le mie canzoni d’amore

Con l’Arbatros di Alda Merini Francesca Fioretti ritorna sui social. E lo fa citando versi intensi, impregnati di dolore e di speranza,  di sconfitta e di forza, di disillusioni e di amore. Lo fa in modo pacato, dolce, ma nello stesso assordante, com’è assordante per lei e  per tutte le persone che non l’hanno mai lasciata sola l’insostenibile assenza del suo Davide Astori. 

Amici, ma anche tifosi, ammiratori o semplicemente persone che sono rimaste colpite dal  suo  dramma, non hanno smesso di far sentire la loro presenza anche solo con un discreto like in queste ore, commentando quella foto dove si vede Francesca tenere in mano un fiore, il soffione. Simbolo di quella vita spezzata, volata via all’improvviso, in un soffio di vento.

Davide è volato via come quel soffione che non torna più indietro.Dovevamo camminare insieme, fino a perderci. Invece siamo soli. Tutti e due. C’era una vita possibile, per me e per lui. Ora, almeno per me, ce n’è un’altra, che non ho scelto. La costante gioiosa è Vittoria. Vittoria, la vita che non smette”.  Con queste parole si era conclusa la sua prima intervista dopo la morte del compagno pubblicata sul Corriere della Sera. 

Con queste parole vogliamo ancora una volta ricordare una giovane vita andata via e un’altra ancora qui con noi , seppur sofferente, seppure persa in un vortice di dolore. Ma da quel vortice ecco una luce, Vittoria, da dove Francesca Fioretti ha saputo riprendere in mano quella via piena di brandelli e di ferite, ma ancora pulsante. Viva.

La morte non è niente. 
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. 
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. 
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. 
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? 
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. 
Rassicurati, va tutto bene. 
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

 

Giusy Genovese