Non arrendersi mai, non nascondersi dietro le difficoltà anche se queste sono gravi al punto da rendere disabili. Questo il messaggio che, nell’intervista, lancia Andrea Tarlao ciclista della Nazionale italiana paralimpica. Lui non si è mai arreso e nel suo palmares si contano diverse vittorie di prestigio: oro in Coppa del Mondo a Maniago MC5 strada; bronzo ai Mondiali di Los Angeles nell’inseguimento e, nella stessa manifestazione, argento nello scratch.
Andrea, classe 1984, detiene anche un record del quale ci racconta nella nostra chiacchierata.

Perché hai scelto il ciclismo come sport?
La passione per il ciclismo mi è stata trasmessa da mio papà Riccardo (anche lui ciclista). Ho cominciato quando avevo 8 anni. Ho dato tanto alla bici e ora raccolgo i frutti di tanti sacrifici.

La vittoria più bella?
Il primo Mondiale a cronometro nel 2010 in Canada al debutto in nazionale paralimpica. Ho corso con la mente libera e sono riuscito a esprimermi come volevo.

La sconfitta più cocente?
Il quarto posto a cronometro per soli 3 secondi alle paralimpiadi di Londra nel 2012.

Cosa rappresenta la maglia azzurra della Nazionale?
È un simbolo di unione, quando ci incontriamo ad un raduno o a una competizione internazionale diventiamo un gruppo imbattibile, ognuno fa la sua parte.

Detieni il record dell’ora nella categoria C5, complimenti! Un traguardo prestigioso…
Una scommessa riuscita bene.. Scherzi a parte sono fiero di aver raggiunto questo traguardo soprattutto perché è stato portato a compimento anche grazie all’aiuto della mia società il G.S. Fiamme Azzurre. Ringrazio in particolar modo il Comm. Marcello Tolu per aver permesso tutto ciò. Non escludo l’intenzione di volerci riprovare.

Disabilità e sport: quanto tabù ancora da sfatare?
Convivo con la mia disabilità da quando sono nato, purtroppo a seguito di alcune complicazioni durante il parto ho subito una lesione permanente del plesso brachiale, rottura di scapola e omero del braccio sinistro. Grazie alla grinta e alla forza di volontà di mamma e papà che non si sono mai dati per vinti, ho avuto la possibilità di fare tanto sport; ginnastica, nuoto e poi ciclismo che mi ha realmente messo alla pari di tutti i miei coetanei. Per raggiungere i risultati bisogna mettersi in gioco, troppo facile nascondersi dietro a un problema fisico.

Quali invece i passi avanti?
Le paralimpiadi di Londra 2012. Forse la più imponente a livello mediatico.

E intanto si avvicina Rio 2016…
Rio per me rappresenta la rivincita. Quattro anni in più e un bagaglio di esperienza più grande.

Ti va, attraverso il nostro sito, di lanciare un messaggio ai ragazzi disabili che si sentono a disagio?
Tutti noi abbiamo una dote nascosta, basta solo saperla tirare fuori. Puntate a un obiettivo e raggiungetelo dando il meglio di voi stessi.

Francesca Di Giuseppe