Tutta la polemica ha avuto inizio ieri quando, a causa dei nervi tesissimi del Psg dopo la sconfitta di Bordeaux per 3-2, Zlatan Ibrahimovic, forte di una doppietta dopo l’espulsione in Champions League, ha cominciato a perdere la testa definendo la “Francia un Paese di merda che non merita il Psg”. La dichiarazione furente, ripresa dalle telecamere, è stata quasi immediatamente oggetto di scuse sul sito della squadra. “Volevo precisare che le mie frasi non erano di certo dirette alla Francia e ai francesi. Ho parlato di calcio e non di altro. – ha voluto chiarire Ibrahimovic – Abbiamo perso la partita: questo lo accetto ma non posso essere d’accordo con un arbitro che non applica le regole. Non è la prima volta che questo accade. Ho parlato sulla scia del nervosismo: tutti sanno che in certi momenti le parole possono superare il pensiero. Voglio scusarmi con le persone che si sono offese”.

Nonostante il passo indietro dell’attaccante il commento di Marine Le Pen, Leader del Front National è stato durissimo: ”Quelli che pensano che la Francia sia un Paese di m… possono andarsene” ha infatti cinguettato sul suo social la donna. Quindi, scuse non bene accette e non solo dalla Le Pen: anche Patrick Kanner, ministro francese dello Sport, è ancora arrabbiato per lo sfogo dello svedese. Nonostante, la parziale redenzione, secondo il Ministro comunque “Resta l’errore che ha fatto nei confronti dell’arbitro e questo apre la porta a qualsiasi tipo di deriva, specie davanti all’esempio di un personaggio importante come Ibrahimovic”. Ibra, infatti, oltre ad aver insultato la Francia ha anche detto, sempre nel suo moto di rabbia, che mai in 15 anni di carriera ha avuto a che fare con un arbitro così scarso riferendosi al direttore di gara.

L’attaccante, in effetti, nel comunicato si è effettivamente scusato con i francesi ma ha ribadita la sua rabbia verso l’arbitro difeso dall’Associazione francese degli arbitri (Safe) il cui Presidente, Stephane Lannoy, ha diffuso una lettera aperta che condanna lo sfogo del calciatore. ”Siamo i primi a riconoscere i nostri errori, un arbitro sa quando ha ‘perso’ la sua partita, quando non ha preso la decisione giusta, è successo in passato, succede oggi e succederà in futuro. Lavoriamo per ridurre i nostri errori ma rimaniamo fallibili. Ma il clima nei confronti degli arbitri si va deteriorando e comincia a diventare preoccupante – si legge nella nota – è il momento di cambiare atteggiamento, di rendersi conto che non si può dire, fare o accettare tutto. Ci sono dei limiti e non vanno superati. Se nel rugby l’arbitro è riconosciuto come parte del gioco, è tempo che anche nel calcio venga riconosciuto come tale, accettato e rispettato”.
Quello che doveva essere uno sfogo emotivo e che, come aveva sottolineato Laurent Blanc in conferenza stampa è una reazione comune solo che di solito “Quando sei nervoso, non c’è obbligatoriamente un microfono” è diventata un vero e proprio caso mediatico e morale che la Commissione disciplinare della Lega francese esaminerà giovedì.

Sandra Martone