Oggi Lionel Andrés Messi compie 31 anni.

E siamo pronti a scommettere che mai avrebbe immaginato di trascorrere un compleanno così, con un piede fuori da quel Mondiale che tanto desidera e quasi completamente annullato dalle critiche e dalla gogna mediatica.

Nell’occhio del ciclone che ha inghiottito l’Argentina dopo due sole gare in Russia, Leo sembra quasi inerme e incapace di reagire: più il tempo passa, più quella maledetta Coppa del Mondo diventa quasi un’arma suicida, letale per l’argentino che dopo la sconfitta con la Croazia è stato descritto come vittima di una sorta di depressione. Molti, troppi sono stati spietati con lui, molti (Simeone tra tutti) continuano in un assurdo e inutile paragone con Cristiano Ronaldo, un paragone sul quale il mondo del calcio ha speso fiumi di parole e costruito la propria fortuna. Oggi più che mai quel paragone ci appare totalmente futile.

Messi è unico e tale resterà nella storia del calcio, senza se e senza ma. Può aver avuto bisogno di Iniesta e Xavi, può essere stato fortunato a approdare al Barcellona – e di questo sono fermamente convinta, che sia stato l’uomo giusto nel contesto giusto – può avere scarsa propensione alla leadership. Probabilmente sarà – uno dei tanti, tantissimi – un fuoriclasse che non vincerà mai un titolo Mondiale. Le attenuanti si possono trovare, tutte.

Ma Lionel Messi non può permettersi di dimenticarsi chi è Lionel Messi. Quel bambino che la natura sembrava aver destinato al fallimento e che invece ha sovvertito le regole del calcio con la sua (apparente) fragilità. Nessuno gli aveva garantito che sarebbe guarito, che il suo ormone della crescita avrebbe ripreso a funzionare. Eppure lui ha lottato e c’è riuscito. La sua piccolezza è diventata forza, velocità, creatività oltre ogni limite. La storia della Pulce, come il famoso spot Adidas da lui girato, è la storia di chi ha dimostrato che tutto può succedere.

Leo Messi non ha nulla da dimostrare a noi, ai media, alla stessa Argentina che lo vorrebbe a tutti i costi erede di Diego Armando Maradona: forse è più lui che vuole ancora dimostrare qualcosa a se stesso. Chissà se ogni tanto va a riguardarselo, quello spot in cui si disegna minuscolo, in mezzo ai giganti. Farebbe bene a rivederlo.

Farebbe bene a ricordare che qualcuno ha scommesso su di lui quando era piccolo, fragile e inadeguato: quel qualcuno poi ha cambiato idea, tutti hanno cambiato idea. Oggi a trentun anni forse si sente ancora così: inadeguato. Ma ci farà cambiare ancora idea.

Daniela Russo