Tare, brutta disavventura per il dirigente della Lazio

Igli Tare è stato aggredito da un pitbull mentre era a passeggio con i suoi due cani (regolarmente al guinzaglio) nel consorzio residenziale all’Olgiata dove vive con la sua famiglia.

Come riportato da alcune testate nazionali, lo stesso Tare ha riportato ferite superficiali ma ad avere la peggio è stata la sua barboncino che  purtroppo  non ha avuto scampo.

Il pitbull è riuscito a scavalcare la recinzione dell’abitazione, aggredendo Tare e i suoi due cani. Solo l’intervento di un vigilante preposto alla sorveglianza ha evitato il peggio.

Un evento senza dubbio traumatico, quello vissuto da Tare, che riporta il pensiero alla responsabilità che deriva dal possesso di cani, indipendentemente dalla razza.

Chi ha un cane può immaginare il dolore che si possa provare a perderlo – per di più con una dinamica tanto violenta – ei i messaggi di vicinanza alla famiglia del direttore sportivo biancoceleste non hanno tardato ad arrivare, soprattutto in seguito alla storia pubblicata su Instagram dal figlio Etienne (in forza alla Primavera biancoceleste).

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Eventi come questo sono purtroppo all’ordine del giorno e riportano a galla le riflessioni (e le conseguenti polemiche) sulla pericolosità di alcune razze e sulle responsabilità oggettive che i padroni hanno nei confronti dei loro animali.

Se posso dire la mia, ritengo che non esistano cani pericolosi ma solo padroni inesperti (per dirla con un eufemismo molto edulcorato).

Se da un lato è vero che i cani sono i migliori amici dell’uomo, dall’altra comportano tutta una serie di responsabilità che non vanno trascurate.

Se al posto di Tare ci fosse stata sua moglie o i suoi figli, cosa sarebbe potuto succedere?

Su questo dovrebbe posarsi la riflessione: possedere un cane non si limita al solo nutrirlo e portarlo fuori per la passeggiata.

Il cane va educato, accudito rispettato nei suoi tempi e spazi e, soprattutto, sorvegliato costantemente.

Non lo si può lasciare libero di aggredire persone e/o altri animali, né pensare che guinzaglio e museruola siano oggetti di tortura.

A maggior ragione se si possiedono cani poco gestibili o con una mole importante che – attenzione – esula dalla razza. Può essere un pitbull o un Labrador, fa poca differenza.

La differenza sta nel come lo si educa.

 

Micaela Monterosso