Era stato etichettato come un match “ad alto rischio”, e così è stato. L’incontro del gruppo I valido per le qualificazioni europee tra Serbia e Albania è stato sospeso al 41′ del primo tempo, sullo 0-0. Ed è diventato un vero e proprio “caso politico“. Dopo la guerra del ’99 e l’indipendenza della provincia serba del Kosovo, a maggioranza albanese, le previsioni non facevano ben sperare che potesse andare in scena una partita tranquilla, senza incidenti. Gli incidenti, infatti, ci sono stati, eccome: grande caos sugli spalti e sul terreno di gioco, dopo che un drone ha fatto piovere in campo una bandiera albanese con la scritta “Kosovo libero“, scatenando la furia dei tifosi serbi, che hanno cominciato a urlare cori offensivi nei confronti degli avversari e a lanciare petardi e fumogeni. L’interruzione ufficiale del match è arrivata dopo cinquanta minuti, quando lo speaker dello stadio del Partizan ha annunciato che l’incontro non sarebbe continuato, perché “non c’erano proprio le condizioni per farlo riprendere“, come ha spiegato il delegato Uefa Harry Been.

Quando il calciatore serbo Stefan Mitrovic è riuscito a intercettare il velivolo radiocomandato e a impossessarsi della bandiera, due calciatori albanesi si sono avventati su di lui, scatenando di conseguenza una rissa colossale, che non ha coinvolto soltanto i giocatori in campo. Alcuni tifosi, tra cui il noto supporter serbo “Ivan il Terribile” (uno dei capi ultrà alla testa degli incidenti che, a Genova, avevano portato alla sospensione di Italia-Serbia, nel 2010), hanno invaso il campo di Belgrado, colpendo addirittura con una sedia il numero 19 albanese Balaj.

Siamo reduci da un’esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse succedere“, ha commentato all’Ansa il ct italiano della nazionale albanese, Gianni De Biasi, al ritorno da Belgrado.

Stavamo giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi hanno invaso il campo. Quello che è successo è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo“, ha continuato il mister. “L’impianto di Belgrado era inadeguato per quel tipo di partita“. E adesso, normale amministrazione, ci si chiede come mai, alla luce del “presunto rischio di un incontro del genere”, al momento del sorteggio di queste eliminatorie, l’Uefa non si sia adoperata per evitare che due Nazionali così antagoniste (e, in questo senso, molto pericolose) venissero inserite nello stesso girone.

Eleonora Tesconi