18 Settembre 1976: nasce Ronaldo,ovvero il Fenomeno a tinte nerazzurre che ha fatto innamorare una generazione
Massimo Moratti sedeva sull’eminente poltrona di via Vittorio Emanuele quando, da qualche tempo, aveva puntato lo sguardo su un ventunenne qualunque, uno che, dopo tanti giochetti e dribbling nel lontano Rio de Janeiro, era stato importato in Olanda per poi essere ceduto al Barcellona per 20 milioni di dollari e che in un anno collezionò 47 reti in 49 presenze ufficiali (di cui il decisivo 1-0 contro il Paris Saint-Germain in finale della Coppa delle Coppe).
Quel 14 maggio fu decisivo, Moratti decretò: quel ventunenne qualunque denominato il “Fenomeno” da lì a poco tempo sarebbe dovuto essere proprietà dell’F.C.Internazionale, decisione che al presidente cocciuto costò la modica cifra di 48 miliardi delle vecchie lire.
L’inizio di un amore dal sapore agrodolce.
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Il primo gol in nerazzurro fu messo a segno alla seconda giornata di campionato disputata contro il Bologna e vinta 4-2 per i nerazzurri, il primo gol di una serie lunga 34 reti (in 47 partite). Quell’anno allo scudetto mancò poco e la beneamata, piazzatasi seconda in campionato, ben si consolò con la vittoria della Coppa Uefa a Parigi vinta per 3-0 dai nerazzurri, finale durante la quale andarono a segno Zamorano, Zanetti e come da cliché il fenomeno Ronaldo.
Avido di vittorie, Ronaldo si giocò un mondiale esemplare e arriva a sfiorare l’impresa ma, all’ultimo step la sfortuna prese il sopravvento e dopo essere stato colto da malesseri, entrò in campo palesemente fuori forma e dolorante giocando la finale in una condizione di gran lunga sotto tono rispetto a quelle che sono le sue prestazioni tipo per poi uscire dal terreno di gioco sconfitto. Ciononostante a fine stagione arrivò il primo Pallone d’Oro.
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Gigi Simoni e Ronaldo per un’Inter da sogno
Il 21 novembre 1999 il primo grande terremoto: durante una partita contro il Lecce, si lesionò il tendine rotuleo del ginocchio destro che determinò un oneroso intervento e sei mesi di stop. Si dovette aspettare il 12 aprile 2000, in occasione della finale di andata di Coppa Italia contro la Lazio, poté finalmente ritornare in campo tra l’ilarità generale del popolo interista. Ilarità durata solo qualche minuto poiché sei minuti dopo l’entrata in campo il tendine cedette e si ruppe tra amarissime lacrime di dolore condivise dal mondo intero che temette la fine di una carriera idilliaca ma troppo acerba per essere stroncata. La riabilitazione fu lunga ed estenuante e il ritorno in campo si intravide a fine 2001 spesso rallentato da Cuper che, intimorito per le condizioni fisiche, ne frenava la totale reintegrazione; preludio di un punto di non ritorno.
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L’uomo che ha fatto innamorare e soffire un’intera generazione
Il 5 maggio 2002, all’Olimpico di Roma, si infrange ancora una volta il sogno scudetto in nerazzurro per il Fenomeno e per l’Inter e, perdendo 4-2 contro la gemellata Lazio, i nerazzurri consegnano di fatto il titolo alla rivale Juventus che alle calcagna vince la partita e, di conseguenza, lo scudetto. Ronaldo versa ancora una volta lacrime amare sul campo laziale e la rottura è definitiva non tanto con la società quanto con l’allenatore.
Questa volta è l’anno del mondiale, quello giusto e, dopo averne già vinto uno nel 1994 da non protagonista, realizza una doppietta battendo i tedeschi, doppietta che gli permette di alzare la coppa al cielo.
Il fulmine a ciel sereno arriva quando, a fine agosto 2002 e, in conclusione della stagione di calciomercato, Ronaldo chiude la valigia e sale su un aereo in direzione Madrid lasciandosi alle spalle Milano e i colori nerazzurri.

 

I tifosi stentano a crederci e dopo aver pianto tre volte con e per lui, questa volta, versano amarezza, rabbia e sconforto per il modo in cui, il Fenomeno, il giocatore dai dribbling serpentini, dalla velocità senza pari, dal fiuto per la porta senza precedenti, dall’abilità di svincolarsi e battere marcatori e portieri, lo stesso che aveva esultato con loro e per loro, era andato via, voltando le spalle alla sua gente nel momento più doloroso, dopo una delle stagioni più deludenti e amareggianti della storia.
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Il peggio deve ancora arrivare e, dopo quattro stagioni “Fenomenali”, 104 gol segnati in 177 partite, un pallone d’oro vinto lo stesso anno dell’addio all’Inter, nel 2007 torna in Italia, nella fattispecie a Milano ma, con gran sorpresa, stupore e decisamente tantissimo clamore, approda sull’altra sponda del naviglio, indossando la maglia rossonera felicemente consegnata dal Presidente Silvio Berlusconi. Gli interisti ammutoliti, faticavano ancora a digerire quel doloroso addio vecchio cinque anni, sembrano chiudere la parentesi di un amore che non era mai stato del tutto archiviato e il punto di rottura definitivo, probabilmente anche con i ricordi, è sancito dal gol segnato (che determinò il vantaggio) durante una stracittadina e la conseguente esultanza sotto la curva nord, la stessa che lo aveva idolatrato, amato e osannato come quasi nessuno prima. Un amore finito nel peggiore dei modi, con un doppio, se non addirittura triplo, tradimento che lasciava una piaga, forse impossibile da risanare, nel cuore dei milioni di tifosi nerazzurri e, forse, anche di papà Moratti.
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Ronaldo dopo due stagioni in maglia rossonera, stagioni in cui non è mai stato il Fenomeno di un tempo, si trasferisce al Corinthians dove conclude la sua carriera da calciatore, appendendo gli scarpini al chiodo, nel 2011. Lo scorso 20 febbraio torna a San Siro in occasione di Inter – Sampdoria trovando, ad accoglierlo, un pubblico scisso in due. C’è chi, nonostante gli anni e le dolci parole espresse, non ha ancora smaltito il tradimento e chi, invece, nonostante tutto lo ringrazia nel nome di una delle pagine più belle della storia della beneamata.
Egle Patané